Un passo avanti per l’Hiv grazie a virus analogo nelle scimmie

Alcuni ricercatori sono riusciti a modificare con successo Siv, un virus che colpisce le scimmie e che è considerato l’antenato dell’Hiv, a partire dal genoma di primati non umani. Questa scoperta potrebbe avvicinare gli esperti allo sviluppo di una cura per l’Hiv nell’uomo.

Per la prima volta, infatti, una singola inoculazione del costrutto di modificazione genica Crispr, portata da un virus adeno-associato, è stata in grado di modificare il genoma Siv dalle cellule infette di macachi rhesus.

Il nuovo lavoro mostra che il costrutto di modificazione genica sviluppato dal team può raggiungere cellule e tessuti infetti che sono noti per essere serbatoi virali sia per la Siv che per l’Hiv. Questi serbatoi, che sono cellule e tessuti in cui i virus si integrano nel Dna dell’ospite e si nascondono per anni, costituiscono una barriera importante nella cura dell’infezione.

Nonostante la terapia antriretrovirale (Art) sopprima la replicazione della carica virale, il virus resta in questi serbatoi in forma latente, per emergere non appena l’Art viene sospesa.

Nei primati non umani, la Siv si comporta in modo molto simile all’Hiv e per questo il modello di macaco studiato è funzionale anche per riassumere l’infezione da Hiv negli esseri umani.

Per lo studio, i ricercatori hanno iniziato a progettare un costrutto di modificazione genica Crispr-Cas9 specifico per la Siv Esperimenti in coltura cellulare hanno confermato che lo strumento di editing ha scisso il Dna Siv da quello della cellula ospite. Il team di ricerca ha poi confezionato il costrutto in un vettore adeno-associato al virus 9 (Aav9), da iniettare per via endovenosa in animali infetti da Siv.

Sono poi stati selezionati tre macachi infetti da Siv per ricevere ciascuno una singola infusione di Aav9-Crispr-Cas9, con un altro animale come controllo. Dopo tre settimane, i ricercatori hanno raccolto sangue e tessuti dagli animali. Le analisi hanno mostrato che nei macachi trattati con Aav9-Crispr-Cas9, il costrutto di modificazione genica era stato distribuito a una vasta gamma di tessuti, tra cui il midollo osseo, i linfonodi e la milza, e aveva raggiunto le cellule T Cd4 +, che sono un significativo serbatoio virale.

Inoltre, gli esperti hanno dimostrato che il genoma Siv è stato effettivamente scisso dalle cellule infette. L’efficienza dell’escissione variava a seconda dei tessuti, ma raggiungeva livelli elevati nei linfonodi.

I ricercatori stanno cercando di utilizzare la tecnologia Crispr-Cas9 (che ha vinto il Nobel per la Chimica nel 2020) per rimuovere in modo specifico il Dna dell’Hiv dai genomi che ospitano il virus. In passato è stato dimostrato che questo sistema è in grado di eliminare efficacemente il Dna dell’Hiv da cellule e tessuti in modelli di piccoli animali infettati dal virus. Ora il prossimo passo è valutare questo trattamento su un periodo di tempo più lungo per determinare se si possa ottenere la completa eliminazione dell’Hiv e poi avviare studi clinici sull’uomo.

Fonte: Nature Communications

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