Uretroplastica: test pre-operatori di routine non influenzano esiti

I test pre-operatori di routine che precedono un’uretroplastica non sono associati ad esiti peggiori: è quanto emerge da uno studio condotto su 1527 pazienti il cui scopo era evidenziare la pratica di un impiego coscienzioso dei laboratori, che rappresenta una semplice misura per la riduzione dei costi che potrebbe avere grandi implicazioni per l’allocazione di risorse importanti per l’assistenza al paziente, come affermato dall’autrice Kirtishn Mashra della Case Western Reserve University di Cleveland.

Sono in aumento le evidenze a supporto del fatto che i test preoperatori di routine per le procedure urologiche ambulatoriali potrebbero non essere indicati per via della bassa incidenza di anomalie di laboratorio clinicamente significative, e l’uretroplastica potrebbe essere uno di questi interventi; quanto riscontrato nello studio dovrebbe essere usato in congiunzione con le caratteristiche cliniche peculiari del paziente e tenendo conto delle sue comorbidità.

L’uso della classificazione ASA consente ai medici di prendere decisioni cliniche con il supporto di un parametro pre-operatorio di ampio uso che può essere valutato prontamente durante i test preoperatori.

Nel contesto di un panorama clinico che tiene sempre maggior conto dei costi affrontati, è imperativo che la pratica clinica affondi le proprie radici nelle evidenze: per quanto il presente studio sia caratterizzato dalle debolezze tipiche di un’indagine retrospettiva basata su un ampio database, i ricercatori sperano che i medici divengano maggiormente coscienti del profilo assunto dalla propria pratica clinica. 

Fonte: Urology online 2020

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