Carcinoma ovarico
Il tumore dell’ovaio rappresenta circa il 30% di tutti i tumori maligni dell’apparato genitale femminile e rappresenta circa il 3% di tutti i tumori femminili (1). L’incidenza varia nelle diverse fasce di età, con un’incidenza in crescita dopo i 40 anni (2), e un picco tra i 50 e i 70 anni (3).
I principali fattori di rischio riconosciuti sono: la nulliparità, un’età avanzata alla prima gravidanza, l’infertilità, l’obesità (1). In circa il 10% dei casi i tumori sono eredo-familiari, legati alla mutazione dei geni BRCA 1 e 2 (1). Ad oggi, non sono state identificate metodiche strumentali efficaci per la diagnosi precoce, per questo motivo nella maggior parte dei casi la neoplasia si presenta in forma avanzata (2).
l tumore dell’ovaio rappresenta il 30% di tutti i tumori maligni dell’apparato genitale femminile e rappresenta circa il 3% di tutti i tumori femminili (1). In Italia sono circa 50.000 le pazienti che vivono con diagnosi di tumore dell’ovaio (1) e sono attesi circa 5.300 nuovi casi (1), con una sopravvivenza a 5 anni del 40% (1).
La riduzione della sopravvivenza all’aumentare dell’età alla diagnosi è particolarmente evidente nei tumori dell’ovaio (1).

Sono stati identificati 3 classi di fattori di rischio (1):
- ormonali: un menarca (prima mestruazione) precoce, una menopausa tardiva e la nulliparità (non avere figli) risultano essere le condizioni ad aumentato rischio (3). Un rischio incrementato è stato osservato anche in donne in menopausa sottoposte a terapia ormonale sostitutiva (estrogenica) per almeno 10 anni (1). Al contrario, la multiparità, l’allattamento al seno e un utilizzo prolungato di contraccettivi orali riducono il rischio di insorgenza di tumore all’ovaio (1);
- ambientali: è stata descritta un’associazione con l’esposizione ad asbesto e talco, con l’abuso di alcool, l’obesità e una dieta ricca di grassi (1);
- familiari: nel 5-10% dei casi si riscontra un pattern familiare o ereditario, legato a mutazioni ereditarie dei geni BRCA, con un rischio del 25-40% per le donne BRCA1 mutate e del 10-18% per le donne BRCA2 mutate (1).
La presenza di una variante patogenetica germinale nei geni BRCA1 e BRCA2 espone il soggetto portatore ad un aumentato rischio di sviluppare alcune forme tumorali nel corso della vita, in particolare neoplasie della mammella e dell’ovaio. Questi geni infatti contengono informazioni utili a codificare la produzione di proteine coinvolte nel mantenimento dell’integrità del DNA e nei meccanismi di riparazione dei danni ad esso indotti.
Perché è importante sottoporsi al test di ricerca di queste mutazioni nei casi selezionati?
- Per valutare il rischio di sviluppare una seconda neoplasia nelle pazienti oncologiche
- Per poter iniziare percorsi di prevenzione primaria (riduzione del rischio di insorgenza di neoplasia) e secondaria (diagnosi precoce) nelle donne ad alto rischio genetico
- Per implicazioni terapeutiche, per poter garantire il miglior trattamento delle diverse forme tumorali accedendo a farmaci che si sono dimostrati efficaci in questo particolare setting (valore predittivo positivo della mutazione BRCA, anche somatica)
- Per poter allargare l’indagine ai famigliari del probando, nel caso di positività del test
- Per valutazioni prognostiche oltre che predittive (le pazienti BRCA-mutate con carcinoma ovarico hanno una prognosi migliore delle donne con carcinoma ovarico non ereditario)
La mutazione patogenetica germinale dei geni BRCA1 o BRCA2 in soggetti sani procura una situazione di aumentato rischio, nel corso della vita, di sviluppo di carcinoma della mammella (40- 80%) e dell’ovaio (11-40%). La presenza della mutazione non significa quindi sviluppo certo di queste patologie. (4,5)
Tutte le pazienti con carcinoma ovarico, non mucinoso e non borderline, devono essere testate per la ricerca della mutazione BRCA al momento della diagnosi. (5)
Il test BRCA può essere eseguito sia sul sangue periferico sia sul tessuto neoplastico, evidenziando in questo ultimo caso sia le varianti ereditarie, sia le varianti acquisite per mutazione somatica. In presenza di un test positivo su tessuto tumorale va sempre eseguito il test genetico su campione di sangue per distinguere le mutazioni germinali, che rendono necessaria la consulenza genetica e il test nei familiari del probando, da quelle somatiche (fig.2). (6)

Raramente la diagnosi delle neoplasie ovariche è limitata agli annessi e alla pelvi, ed è diagnosticata durante i controlli ginecologici routinari. Di contro, circa l’80% delle pazienti presenta al momento della diagnosi una malattia in fase avanzata: l’esordio clinico è spesso rappresentato dai sintomi correlati alla presenza di una massa pelvica e/o di ascite (1).
Attualmente, non sono stati identificati esami strumentali e/o laboratoristici efficaci nella diagnosi precoce del carcinoma ovarico (1). Nella maggior parte dei casi, il riscontro clinico di ascite e/o una massa annessiale è il primo segno, che comporta l’esecuzione di ulteriori indagini, quali un’ecografia transvaginale ed il dosaggio dei marcatori CA125 e HE4 (1).
Per una valutazione dell’estensione della neoplasia (a livello peritoneale e a distanza) deve essere effettuata una TC total body (1). Nei casi di dubbia infiltrazione dei visceri contigui o nel sospetto di un tumore di Krukenberg (metastasi ovariche da neoplasia gastrica primitiva), l’esecuzione di indagini endoscopiche (gastroscopia, rettoscopia, cistoscopia) è raccomandata (1).
Ad oggi, non sono stati identificati programmi di screening in grado di diagnosticare il tumore ovarico in stadio precoce (3). Solo nel 10% dei casi si arriva alla diagnosi di malattia in fase iniziale, mentre la grande maggioranza dei casi esordisce in stadio già avanzato di malattia (1).
In assenza di un percorso programmatico di screening, è utile per le donne sottoporsi periodicamente a controllo ginecologico completo di ecografia transvaginale (3).
- I numeri del cancro in Italia, rapporto AIOM-AIRTUM 2019
- Linee Guida AIOM Tumori dell’ovaio, edizione 2018
- Website AIRC, tumore dell’ovaio
- Raccomandazioni 2019 per l’implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma mammario e nei familiari a rischio elevato di neoplasia – AIOM
- Raccomandazioni 2019 per l’implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma ovarico e nei familiari a rischio elevato di neoplasia – AIOM
- Linee guida AIOM 2019 Tumori dell’ovaio
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