Epatocarcinoma

Il tumore del fegato è una neoplasia frequente, se consideriamo l’incidenza globale (sesta neoplasia per incidenza nel mondo), in particolare in Asia1, mentre è più rara in Italia con circa 12.600 nuovi casi nel 2019 e un rapporto maschi-femmine di 2:12. L’incidenza aumenta con l’età 3. La maggior parte dei casi è riconducibile a fattori di rischio noti, come l’infezione da virus dell’epatite B e C, e il consumo di alcol2.

La diagnosi è solitamente laboratoristica e radiologica2. I sintomi sono solitamente tardivi e legati ad una fase già avanzata di malattia1. Nei paesi occidentali, inoltre, come conseguenza della sempre maggiore incidenza di obesità e sindrome metabolica, sta emergendo un ulteriore importante fattore di rischio: la steatosi epatica non alcolica 5. La prevenzione si basa su misure di sanità pubblica, come la vaccinazione per l’epatite B ad esempio 3. Non esistono programmi di screening validati2.

In Italia si registrano circa 12.000 nuovi casi di neoplasia del fegato all’anno, distribuiti tra uomini e donne in un rapporto di 2:12. L’incidenza al sud è più alta rispetto al nord e soprattutto al centro, per un diverso impatto dell’infezione da HCV 3.

La mortalità è in calo3, ciononostante la sopravvivenza a 5 e 10 anni non supera il 20% e 10%, rispettivamente3. La possibilità di morire a causa di un tumore al fegato è pari a 1/40 negli uomini e 1/102 nelle femmine2. In Italia si calcolano circa 30.000 casi prevalenti 2.

La maggior parte dei fattori di rischio sono noti e in parte limitabili. Alcuni di questi conducono allo sviluppo della neoplasia attraverso un processo di cirrosi epatica2:

  • infezione cronica da virus dell’epatite C;
  • infezione cronica da virus dell’epatite B: in Italia esiste tuttavia la vaccinazione obbligatoria per tutti i nati a partire dal 1979, con conseguente notevole riduzione del burden di questa patologia;
  • aflatossine, prodotte da muffe che possono contaminare alcuni alimenti: rappresentano un fattore di rischio soprattutto nei paesi orientali;
  • emocromatosi: patologia ereditaria da accumulo di ferro in organi e tessuti;
  • abuso di alcol:
  • deficit dell’enzima alfa-1 antitripsina;
  • obesità e diabete;
  • steatoepatite non alcolica.

Gli stadi inziali della patologia non producono solitamente segni e sintomi1, che possono comparire invece in stadio di malattia localmente avanzata o metastatica, sono aspecifici1 e sono solitamente rappresentati da algie addominali, calo ponderale, inappetenza nausea e vomito, dispepsia, astenia, ittero, ascite1.

Il primo esame che porta al sospetto di epatocarcinoma è spesso rappresentato dall’ecografia epatica, talora eseguita per approfondire la causa di uno dei sintomi sopramenzionati 4. È dibattuto, ma comunque valido, il ruolo dell’alfa-fetoproteina, marker dosabile nel sangue4.

La diagnosi di certezza può in molti casi prescindere dall’esame istologico, in quanto i noduli di epatocarcinoma hanno caratteristiche peculiari agli esami di imaging4 eseguiti con mezzo di contrasto (TC, RM, EUS).

Fig. 1 Diagnosi in paziente con cirrosi epatica (mod. da 3)

Non è dimostrato il ruolo dei programmi di screening (in particolare esecuzione di ecografia dell’addome e dosaggio dell’alfa-fetoproteina) nel ridurre la mortalità legata alle neoplasie del fegato2.

Le misure di prevenzione, come la vaccinazione per l’epatite B e le strategie di controllo dell’infezione virale da HCV (screening degli emoderivati, degli organi e dei tessuti donati, misure di controllo durante le procedure invasive mediche), si dimostrano come lo strumento di prevenzione più efficace2.

Nei pazienti considerati ad alto rischio di sviluppare l’epatocarcinoma, come i pazienti affetti da cirrosi epatica, viene effettuata un programma di sorveglianza con periodici esami ecografici6.

  1. Website AIRC, tumore del fegato
  2. I numeri del cancro in Italia, rapporto AIOM-AIRTUM 2019
  3. Linee Guida AIOM Tumori del fegato, edizione 2018
  4. Position paper of the Italian Association for the Study of the Liver (AISF): The multidisciplinary clinical approach to hepatocellular carcinoma – Digestive and Liver Disease, Bolondi et al, 2013
  5. Anstee QM et al Nat. Rev Gastroenterol Hepatol.2019
  6. Linee Guida EASL

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