Tumori. Stabili i numeri del cancro in Italia, nel 2024 stimati 390.100 nuovi casi
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Italiani un popolo in movimento che continua a migrare per farsi curare fuori dalla propria Regione di appartenenza. Ma qualcosa sta cambiando dopo lo stop forzato della pandemia. Nel 2023 l’esodo ha rallentato la sua corsa in particolare per le cure di bassa e media complessità: gli italiani hanno iniziato a prediligere gli “ospedali di casa”, tant’è che il numero dei ricoveri fuori Regione è diminuito passando dai 707.811 del 2019 a 668.145 ricoveri nel 2023.
Ma quanto si tratta di cure ospedaliere ad alta complessità il fenomeno migratorio non si arresta, anzi si rafforza: rispetto al 2019 la migrazione è aumentata del 12%. A testimoniarlo il seppur lieve incremento del giro d’affari che dai 2,84 miliardi di euro del 2019 è arrivato a 2,88 miliardi nel 2023. Una crescita della spesa legata proprio ai Drg di alta complessità, che comportano trattamenti più costosi e specializzati. Le strutture ospedaliere più gettonate? Quelle private accreditate, che gestiscono circa i tre quarti delle prestazioni di alta complessità.
Solo un aspetto non cambia, il flusso migratorio per ricoveri ospedalieri continua a procedere da Sud verso Nord. Anche se si tende sempre di più a spostarsi tra le regioni del Centro-Nord, soprattutto quelle di confine. In termini percentuali, il Nord attira l’83,78% del flusso migratorio, il Centro il 68,24% e il Sud si ferma al 27,22%.
A livello regionale non si appanna l’appeal delle strutture ospedaliere di Emilia-Romagna, Lombardia (che arretra in seconda posizione) e Veneto. Regioni che continuano a registrare un saldo economico in attivo, insieme a Toscana, Piemonte, Trento e al piccolo Molise (caratterizzato però anche da una fuga dei pazienti). La Regione con il più alto saldo negativo è la Campania che ha però ridotto del 6% le spese legate alla mobilità passiva diventando sempre più attrattiva sul fronte delle cure ad alta complessità. Ma in generale sono tutte al Sud le regioni che scontano la mobilità in uscita: oltre alla Campania (-211,3 mln di spese da rimborsare), la Calabria (-191,8 milioni), la Sicilia (-139,6 milioni) e la Puglia (-126,9 milioni).
È questo è il quadro tracciato dal terzo Rapporto di Agenas sulle principali dinamiche della Mobilità sanitaria interregionale, realizzato in collaborazione e su mandato del ministero della Salute. Anche quest’anno sono finite sotto la lente la mobilità “apparente” costituita dai ricoveri effettuati nella regione di domicilio del paziente ma non in quella di residenza, quella “casuale” relativa ai ricoveri effettuati in urgenza e la mobilità “effettiva” determinata dalla scelta del cittadino/paziente.
Vediamo quali sono i principali dati sulla mobilità sanitaria interregionale
Negli anni il trend di spesa per la mobilità sanitaria – dopo la pausa della pandemia che ha fatto registrare un crollo della spesa (2.12 mld di euro) – è leggermente risalito: da 2,84 miliardi di euro nel 2019 è passato a 2,88 miliardi nel 2023. Le componenti di mobilità casuale e apparente sono rimaste pressoché stabili nel corso degli anni. Mentre a pesare di più sul piatto della bilancia nel 2023 sono i costi legati alla mobilità per prestazioni di alta complessità (+12%), in soldoni rispetto al 2019 sono cresciuti di circa 144 mln. La seconda voce di spesa è invece quella legata alla componente di media/bassa complessità diminuita invece del 12% (- 85mln di euro).
I Drg ad Alta complessità riguardano 105.288 ricoveri e pesano per 1.214.963.993 euro, quelli Media/Bassa complessità interessano 353.057 ricoveri e la spesa è di 950.162.018. Sono invece a rischio inappropriatezza 77.881 ricoveri e pesano 151.007.241 euro.
Le strutture ospedaliere maggiormente attrattive sono quelle private accreditate, che gestiscono circa i tre quarti delle prestazioni di alta complessità (circa il 72%), ma anche sulla media complessità rimane più attrattivo rispetto al pubblico..
Distribuzione dei costi per tipologia di mobilità anno 2023
Le Regioni più attrattive per la mobilità sanitaria sono l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto. Il loro appeal è in gran parte dovuto ai Drg legati alle malattie e disturbi del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo, che rappresentano per le tre regioni rispettivamente il 52%, il 31% e il 34% dell’attrazione totale.
Le Regioni con il maggior saldo positivo sono l’Emilia-Romagna e la Lombardia: rispettivamente con 387 milioni e 383 milioni. I saldi negativi più “pesanti” si registrano in particolare nelle regioni del Sud. La Campania sborsa per la mobilità passiva ben 211,3 mln, la Calabria 191,8 mln, la Sicilia 139,7 mln e la Puglia 126,8 mln.
Saldi Economici Mobilità sanitaria Anno 2023
Da considerare inoltre, sottolinea Agenas, alcune variazioni più interessanti rispetto al 2019. A partire dall’Emilia Romagna che migliora la sua attrattività: rispetto al 2029 i ricavi per la mobilità attiva sono cresciuti del 19%, mentre al contrario la Lombardia ha subito una contrazione del 10,2%.
In crescita anche i ricavi del Veneto e del Lazio (+11%). In particolare il Lazio ha registrato una riduzione del saldo negativo grazie alla diminuzione dei costi di mobilità passiva (-9%).
Anche la Campania, Regione che paga di più per la fuga dei pazienti, inizia ad invertire il trend: ha ridotto i costi legati alla mobilità passiva del 6% e ha incrementato i ricavi grazie a una crescita dei ricoveri in mobilità attiva di alta complessità, conquistando un +18%. Spicca anche il dato della Regione Umbria che vede schizzate in avanti gli esborsi per la guga dei propri cittadini (+24%).
Variazione Costi Mobilità Passiva 2023-2019
Variazione Ricavi Mobilità Attiva 2023-2019
I report dell’Agenas “non vogliono dare voti ma supportare con elementi concreti le scelte della politica nazionale e regionale, vogliamo con le nostre relazioni ad aiutare a portare i correttivi ai sistemi nazionali e regionali con metodo asettico e scientifico. Non diamo classifiche ma misuriamo. La mobilità sanitaria tra le regioni è indotta da errori che si fanno, anche noi li facciamo, ma ci si deve fermare e se ci sono errori vanno corretti. In Francia la mobilità non è problema, c’è la mutua che paga e al cittadino che va da Marsiglia a Digione non importa molto. Attenzione, c’è una direttiva europea che permette la mobilità all’interno degli stati europei e quindi non vorrei che tra dieci anni ci ritroviamo a discutere di cittadini che si curano in Francia, in Portogallo o in Polonia”. Così Domenico Mantoan, direttore generale dell’Agenas, nell’intervento finale della presentazione dei dati sulla mobilità sanitaria interregionale 2023 al ministero della Salute.
“La mobilità sanitaria in Italia è un problema perché se sfili ogni anno 250 mln dal bilancio della Campania, gli togli un pezzo di risorse a De Luca. Con quei soldi in meno avrà problemi ad organizzare la sanità regionale – continua Mantoan citando un esempio – La Costituzione ci dice che la sanità va garantita in maniera uniforme e così non lo stiamo garantendo. Se il progetto è quello di avere degli ospedali di riferimento nazionali, torniamo all’antico perché spesso è meglio del nuovo, in questa mobilità di livello nazionale si deve tenere conto delle eccellenze che già ci sono. Ao di Padova, faccio un esempio, dove – osserva – si fanno 4 tipologie di trapianti, in questa rete nazionale chi la organizzerà deve tenere conto che dove c’è quello è un polo ed è inutile replicare un centro da una altra parte, dietro un trapianto c’è una rete e tanti professionisti. Semmai facciamo in modo che ci sia un finanziamento dedicato visto che saranno riferimenti nazionali e i Drg possiamo abbatterli, certe eccellenze vanno valorizzate”.
In ultimo la questione delle tariffe, “sono ferme e non è serio tenerle bloccate per 20 anni perché poi quella volta che provi ad affrontarle hai numeri spaventosi, tipo 4 mld. Stiamo sottofinanziando il pubblico e il privato e non va bene – ha concluso Mantoan – Facciamo le tariffe nazionali e basta quelle regionali, una sola aggiornata”.
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