Tumori. Stabili i numeri del cancro in Italia, nel 2024 stimati 390.100 nuovi casi
Buone notizie sul fronte del cancro, nel 2024 le diagnosi sono stabili rispetto al biennio precedente e il […]
Consumo di tabacco, sedentarietà, uso non moderato di alcol ed eccesso di peso rappresentano stili di vita dannosi che aumentano il rischio di insorgenza di patologie croniche. Tali comportamenti, per la maggior parte modificabili, sono fattori di rischio per i quali il rilevamento, lo screening e il contrasto costituiscono fondamentali azioni di prevenzione. In relazione ai diversi fattori di rischio l’Italia, nel contesto europeo (Ue27), si distingue per i livelli molto bassi di obesità e una quota minore di fumatori abituali; tuttavia, si caratterizza anche per una percentuale molto bassa di adulti che svolgono attività fisica, almeno secondo i livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) al fine di migliorare le condizioni di salute. Secondo il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 tali fattori di rischio insieme alle caratteristiche dell’ambiente e del contesto sociale, economico e culturale rappresentano cause alle quali si può ricondurre il 60% del carico (burden) dovuto alle malattie croniche non trasmissibili (malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche, diabete, problemi di salute mentale, disturbi muscolo scheletrici) in Europa e in Italia che restano le principali cause di morte a livello mondiale. Lo rivela l’Istat in un focus sugli stili di vita a rischio pubblicata ieri.
Quasi una persona su cinque è un fumatore
Nel 2023 è pari al 18,7% la proporzione di fumatori tra la popolazione di 11 anni e più, quota che risulta in lieve calo rispetto a quanto registrato nel 2022 (19,0%). Negli ultimi 10 anni si evidenzia una tendenza alla diminuzione della quota di fumatori tra il 2013 (20,3%) e il 2019 (17,8%), mentre dal 2020 (18,2%) si è registrata un’inversione di tendenza con un nuovo e progressivo tendenziale aumento, protrattosi fino al 2022 (19%). L’abitudine al fumo è più diffusa tra gli uomini che tra le donne (22,3% contro 15,2%); nel tempo la distanza di genere si è significativamente ridotta (da 10,2 punti percentuali nel 2013 a 7,1 p.p. nel 2023), per la contrazione dell’attitudine al fumo tra gli uomini, rimasta invece pressoché stabile tra le donne. Quote più elevate di fumatori si osservano a partire dalla fascia di età dei giovani di 20-24 anni, fino a raggiungere il livello più elevato tra le persone di 25-34 anni (26,9%). Le prevalenze diminuiscono leggermente nelle fasce di età successive, mantenendosi tuttavia abbastanza stabili fino a 60-64 anni e si riducono, invece, in maniera più marcata tra la popolazione ultra sessantaquattrenne. La prevalenza di forti fumatori (20 sigarette o più al giorno) è pari al 3,5% (pari al 19% dei fumatori di sigarette), quota che si è significativamente ridotta negli ultimi 10 anni (4,8% nel 2013), soprattutto tra gli uomini (da 7,4% al 5,1%).
Otto milioni di persone consumatrici di alcol a rischio
Nel 2023 il 15% della popolazione di 11 anni e più (pari a 8 milioni e 29 mila persone) ha almeno un comportamento di consumo di bevande alcoliche a rischio (consumo abituale eccedentario o ubriacature, il cosiddetto binge drinking). Tra gli uomini la quota è pari al 21,2% (5 milioni 507 mila persone) mentre tra le donne è pari al 9,2% (2 milioni 521 mila). Si riscontra una sostanziale stabilità nella proporzione dei consumatori a rischio rispetto al 2022 (14,9%). Il consumo abituale eccedentario riguarda l’8,8% della popolazione (12,2% gli uomini, 5,5% le donne), il binge drinking il 7,8% (10,8% gli uomini, 3,1% le donne). Nell’arco degli ultimi 10 anni si è osservata una forte contrazione del consumo abituale eccedentario (-2,3 punti percentuali), viceversa, la quota di chi ha abitudine alle ubriacature è significativamente aumentata (+1,5 p.p.). Comportamenti non moderati nel consumo di bevande alcoliche si osservano più frequentemente tra gli ultra sessantaquattrenni (il 18,1%, 30,2% per gli uomini e 8,5% per le donne), tra gli adolescenti di 11-17 anni (il 15,7%, il 22,4% degli uomini e il 13,3% delle donne) e tra i giovani e adulti fino a 44 anni (rispettivamente 15,5%, 20,4% e 10,6%). Nelle classi di età anziane il superamento delle quantità raccomandate avviene con il consumo abituale di vino soprattutto durante il pasto (tra coloro che dichiarano un consumo abituale eccedentario ciò si verifica per il 54,6% degli uomini e il 64,6% delle donne). L’abitudine a un consumo non moderato di alcol tra gli anziani potrebbe essere in parte legato a una scarsa conoscenza della quantità di alcol da consumare senza incorrere in rischi per la salute (per la popolazione di 65 anni e più già una quantità di due o più unità è considerata a rischio) ma anche a fattori culturali legati alla tradizione che vedono in tale consumo una consuetudine comportamentale. Oltre agli anziani, anche i ragazzi rappresentano una sotto popolazione con un’elevata diffusione di comportamenti a rischio. Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda la totale astensione dal consumo di alcol fino ai 15 anni, in Italia con la Legge 8.11.2012 n.189 vige il divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni. Da ciò si deduce che i giovani di età inferiore ai 18 anni che consumano anche una sola bevanda alcolica durante l’anno presentano un comportamento a rischio nel consumo di alcol. È rilevante, quindi, che nella fascia di età 11-17 anni il 15,7% abbia consumato almeno una bevanda alcolica nell’anno, valore che teoricamente dovrebbe essere uguale allo zero. In questa fascia d’età, il 2,8% ha le abitudini più rischiose perché si caratterizza per un consumo giornaliero di bevande alcoliche e/o per l’abitudine al binge drinking e/o per il consumo fuori pasto almeno settimanale, mentre il 12,9% ha un consumo più occasionale (beve almeno una bevanda alcolica nell’anno o ha un consumo fuori pasto occasionale).
Maggior consumo di alcol a rischio nel Nord, fumatori equi distribuiti sul territorio
Le prevalenze più elevate di consumo di alcol a rischio si osservano nelle regioni del Nord, specialmente nel Nord-est (18,9%), rispetto al Centro (14,6%) e al Mezzogiorno (12,0%). Nel confronto con il 2022 si osserva un aumento nella prevalenza dei consumatori a rischio nelle regioni del Nord (+0,7 punti percentuali) e, viceversa, una riduzione in quelle del Centro (-0,8), con un conseguente ulteriore ampliamento delle differenze territoriali. Analizzando la distribuzione sul territorio dei fumatori si osservano quote analoghe di fumatori su quasi tutte le macro aree del Paese, con valori che si attestano al 18,9% nel Nord, al 19,4% nel Mezzogiorno e al 19,6% nel Centro. Tra il 2022 e il 2023 si evidenza una riduzione della quota di fumatori nel Centro, mentre i livelli risultano pressoché stabili nel Nord e nel Mezzogiorno. Tra gli adulti di 25-64 anni meno fumatori al crescere del titolo di studio Per l’abitudine al fumo nel 2023 si evidenziano comportamenti differenziati per fascia di età. Tra la popolazione di 25-64 anni, infatti, la quota di fumatori cresce al diminuire del titolo di studio (la percentuale di fumatori è pari al 17% tra chi ha la laurea o un titolo superiore e sale al 28,5% tra chi ha al massimo la licenza media); viceversa, tra la popolazione di 65 anni e più le prevalenze sono più alte tra chi possiede titoli di studio più elevati (12,8% laurea o titolo di studio superiore contro 9,6% tra chi ha al massimo la licenza media). Per il consumo di alcol a rischio si osservano comportamenti diversificati non solo rispetto al titolo di studio posseduto e all’età, ma anche rispetto al tipo di consumo a rischio considerato: infatti, tra la popolazione adulta di 25-64 anni, se si considerano le “ubriacature”, le quote più elevate riguardano chi possiede titoli di studio più alti (12,5% laurea o più contro 7,7% licenza media inferiore), mentre se si considera il consumo abituale eccedentario, i livelli più elevati si osservano tra chi possiede titoli di studio più bassi (6,7% tra chi ha la massimo la licenza media contro 3,7% tra chi ha almeno la laurea); tuttavia, tra la popolazione di 65 anni e più le prevalenze di consumo a rischio sono sempre più elevate tra chi possiede titoli di studio più alti.
Più di quattro adulti su 10 in eccesso di peso
Nel 2023 è pari al 46,3% la quota di persone di 18 anni e più in eccesso di peso, tra queste il 34,6% è in sovrappeso e l’11,8% in condizione di obesità. Il dato complessivo è stabile rispetto a quanto registrato nel 2022. Tuttavia, analizzando, le due componenti di cui è composto l’indicatore (sovrappeso e obesità), nel 2023 si osserva un lieve incremento della proporzione di persone in condizione di obesità, specialmente tra gli uomini (che passano dal 12,2% al 13%), a conferma di una tendenza all’aumento di tale indicatore negli ultimi anni (10,3% nel 2013 contro l’11,8% del 2023). Si osservano differenze di genere a svantaggio degli uomini, molto marcate nelle fasce di età centrali dai 35 ai 64 anni, dove per l’eccesso di peso si registrano circa 20 punti percentuali in più (51,2% a 35-44 anni e 29,9% tra le loro coetanee), mentre si riducono a 10 punti percentuali dopo i 75 anni e tra i 18-34enni. I livelli più elevati di eccesso di peso si registrano nella classe dei 65-74enni, dove 7 uomini su 10 sono in eccesso di peso, mentre tra le donne si riducono a cinque su 10. Anche per l’obesità le prevalenze sono più alte tra gli uomini, ma con differenze meno marcate, pari al massimo a 4 punti nell’età centrali. Il picco di prevalenza dell’obesità, sia per gli uomini che per le donne, è a 65-74 anni: 17,0% i primi e 14,9% le seconde, ma dopo i 74 anni i tassi di obesità tra i generi puntano ad allinearsi (13,7% contro 13,8%). La quota di persone in eccesso di peso cresce all’aumentare dell’età. Il sovrappeso passa dal 13,4% nella fascia di età 18-19 anni al 42,7% a 65-74 anni, mentre l’obesità, sempre nelle stesse fasce di età, varia dal 4,4% al 15,9%.
Si riduce la sedentarietà che riguarda però ancora un terzo della popolazione
Nel 2023 è pari al 35,0% la quota di persone di 3 anni e più sedentarie, che dichiarano cioè di non svolgere né sport né attività fisica nel tempo libero. Nel 2023 l’indicatore di sedentarietà mostra un significativo miglioramento rispetto al 2022, quando aveva raggiunto il 37,2% e si attesta su valori significativamente inferiori anche rispetto a quanto registrato 10 anni prima (nel 2013 la sedentarietà riguardava il 41,1%% della popolazione). Nel confronto con il 2022, la riduzione della sedentarietà ha riguardato sia le donne sia gli uomini, questi ultimi in misura maggiore (-2,6 punti percentuali contro -1,8 punti percentuali). La sedentarietà diminuisce in quasi ogni fascia di età, con punte di riduzione maggiore tra i bambini di 6-10 anni (-4 punti percentuali) e tra la popolazione adulta e anziana di 60-74 anni (-4,1 punti percentuali). Le donne presentano livelli di sedentarietà più elevati rispetto agli uomini (38,8% contro 31,0%), anche se nel tempo il gap di genere è andato riducendosi (era pari a 7,8 punti percentuali nel 2013 e scende a 5,9 punti percentuali nel 2023). Se si escludono i bambini di 3-5 anni, a tutte le età le donne risultano più sedentarie degli uomini. In particolare, se si considerano le persone di 75 anni e più si dichiarano sedentari il 54,7% degli uomini e il 72,8% delle donne. La quota di sedentari è elevata tra i piccolissimi di 3-5 anni (50,6%), diminuisce in modo evidente già nella fascia di età successiva (6-10 anni, 17,7%) e si mantiene bassa tra i minori, ma aumenta significativamente già nelle fasce di età successive. A partire dai 65 anni, più del 40% della popolazione si dichiara sedentaria. I più sedentari sono gli anziani ultra settantaquattrenni fra i quali oltre il 65% dichiara di non praticare sport né attività fisica nel tempo libero.
Più di un terzo degli adulti associa almeno due comportamenti non salutari
Il 74,5% della popolazione adulta (18 anni è più) presenta almeno un comportamento a rischio per la salute tra quelli considerati. I comportamenti nocivi risultano spesso associati tra di loro. Infatti, il 35,1% della popolazione ne presenta almeno due. Sono soprattutto gli uomini a riportare simultaneamente più comportamenti dannosi (40,8%), mentre tra le donne questa condizione è meno diffusa (29,7%). Al crescere dell’età si osserva un peggioramento: le più alte frequenze di compresenza di comportamenti non salutari si osservano tra i 45-64 anni e dopo i 65 anni (rispettivamente 34,3% e 44,6%, contro il 28,2% della classe 18-44 anni). Sedentarietà ed eccesso di peso si associano frequentemente tra di loro, insieme o singolarmente, riguardano oltre sei adulti su 10 (63,4%), risultando contemporaneamente presenti in circa il 20% dei casi. Anche l’abitudine al fumo e il consumo non moderato di alcol sono fattori di rischio spesso associati. Si osserva come quasi una persona su quattro, oltre ad avere un comportamento di consumo di bevande alcoliche a rischio, sia anche un fumatore (il 22,9% della popolazione di 18 anni e più), valore che è meno della metà tra i non fumatori (9,8%). Se si considerano i forti fumatori il valore risulta ancora più elevato (31,2%).
Più di un minore su quattro in eccesso di peso
Nel biennio 2022-2023 iv si stima che in Italia più di un ragazzo su quattro in età compresa tra e 3 e 17 anni (il 26,7%) sia in eccesso di peso. Analizzando in dettaglio la distribuzione dell’eccesso di peso, si osserva una maggiore diffusione tra i bambini di 3-10 anni, dove si raggiunge circa il 33% (con il picco più elevato tra le femmine di 3-5 anni e i maschi di 6-10 anni). Al crescere dell’età, il sovrappeso e l’obesità vanno tuttavia diminuendo, fino a raggiungere il valore minimo tra gli adolescenti di 14-17 anni (17,4%). Tale andamento per età si osserva pressoché costante nel tempo, con valori significativamente sempre più elevati nelle fasce dei più piccoli. Come in passato, anche nel biennio 2022-2023 permane una forte differenza di genere, con valori più elevati di eccesso di peso tra i maschi (il 29,3% contro il 24,0%). Le differenze di genere si osservano specialmente a partire dalla classe di età 6-10 anni e si incrementano nelle classi di età successive. L’analisi condotta sugli ultimi anni evidenzia una riduzione del fenomeno dal 2010-2011 al 2016-2017 (dal 28,5% al 25,5%), una successiva stabilità fino al 2018-2019 e, a partire dal 2020-2021, una nuova crescita protrattasi fino al biennio 2021-2022 (27,2%). Nel biennio 2022-2023 si evidenzia, invece, una lieve riduzione del fenomeno. Come per gli adulti, anche per i bambini e i ragazzi si osserva un significativo gradiente territoriale, consolidatosi nel tempo. Le prevalenze di sovrappeso e obesità tra i minori aumentano significativamente, infatti, passando dal Nord al Sud del Paese, disegnando una geografia che mette in evidenza come delle 10 regioni che presentano valori di eccesso di peso superiori alla media nazionale ben sette si trovano nel Mezzogiorno. I livelli più elevati, con oltre un terzo di ragazzi in eccesso di peso, si registrano in Campania (36,5%), Calabria (35,8%), Basilicata (35,0%) e Sicilia (33,8%). Viceversa, i valori più bassi si osservano nelle Province autonome di Trento e Bolzano (rispettivamente il 15,1% e il 17,4%), in Friuli Venezia Giulia (18,4%) e in Lombardia (19,5%).
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