Germi resistenti agli antibiotici. L’allarme Simit
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Un recente studio clinico randomizzato pubblicato nel 2024 sulla rivista JAMA, noto come ADAPT, ha dimostrato che la telemedicina palliativa può migliorare significativamente la qualità della vita in pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), scompenso cardiaco (HF) o malattia polmonare interstiziale (ILD).
La ricerca ha coinvolto 306 pazienti, seguiti presso sistemi sanitari della Veterans Administration negli Stati Uniti, e si è svolta tra il 2016 e il 2020. Il protocollo prevedeva 12 telefonate: sei con un infermiere per la gestione dei sintomi e sei con un assistente sociale per il supporto psicosociale. I professionisti collaboravano con un team di medici per personalizzare il trattamento. I pazienti del gruppo di controllo ricevevano invece solo un opuscolo informativo sulle malattie croniche.
Dopo sei mesi, i pazienti sottoposti all’intervento hanno registrato un miglioramento medio di 6 punti nel punteggio di qualità della vita (FACT-G), rispetto a un incremento di soli 1,4 punti nel gruppo di controllo (differenza, 4,6 punti [IC 95%, 1,8-7,4]; P = 0,001; differenza media standardizzata, 0,41). Inoltre, l’intervento ha ridotto sintomi di depressione e ansia, migliorando anche lo stato di salute specifico per BPCO e HF.
Pertanto, questo studio evidenzia come un modello integrato di telemedicina, combinato con cure palliative, possa trasformare la gestione di malattie croniche gravi, come la BPCO, migliorando non solo la sopravvivenza, ma anche la qualità della vita dei pazienti. Tali risultati supportano l’adozione di approcci innovativi per trattare popolazioni vulnerabili in contesti ambulatoriali e comunitari. In futuro, sarà necessario svolgere ulteriori studi a conferma dei risultati ottenuti.
Fonte: JAMA
https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2813881
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