Covid. Oms Europa: “L’ondata in Cina al momento non avrà ricadute sul continente europeo”

Al momento nessuno allarme dalla Cina. E questo perché dalle informazioni a disposizione, “le varianti del virus Sars-CoV-2 che circolano in Cina sono quelle che sono già state osservate in Europa e altrove. Condividiamo l’opinione attuale del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), secondo cui al momento non si prevede che l’ondata in corso in Cina abbia un impatto significativo sulla situazione epidemiologica del Covid nella regione europea dell’Oms”.

E questo non solo perché, come ribadito dall’Ecdc lo scorso 3 gennaio le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell’UE, ma anche perché “i cittadini dell’UE/SEE hanno livelli di immunizzazione e vaccinazione relativamente elevati. Data la maggiore immunità della popolazione nell’UE/SEE non si prevede che un’impennata dei casi in Cina abbia un impatto sulla situazione epidemiologica di Covid nell’UE/SEE”

A fare così il punto della situazione è il direttore dell’Oms Europa, Hans Henri P. Kluge.

Nonostante ciò e “pur riconoscendo che la Cina ha condiviso le informazioni sul sequenziamento del virus, abbiamo bisogno di informazioni dettagliate e regolari, soprattutto sull’epidemiologia locale e sulle varianti, per accertare meglio l’evoluzione della situazione”, ha sottolineato Kluge.

Quanto alle misure precauzionale intraprese da Paesi come l’Italia che richiedono un tampone negativo alle persone provenienti dalla Cina, l’Oms Europa spiega come non sia “irragionevole che i Paesi adottino misure precauzionali per proteggere le loro popolazioni, in attesa di informazioni più dettagliate condivise attraverso database accessibili al pubblico. Per i Paesi della nostra regione che stanno introducendo misure di viaggio precauzionali in questo momento, chiediamo che esse siano radicate nella scienza, proporzionate e non discriminatorie”.


Altro punto chiave sottolineato da Kluge riguarda la sorveglianza. “Nelle prime 5 settimane del 2022, sono state trasmesse all’Oms e all’Ecdc, informazioni variegate su 1,2 milioni di casi come parte dei dati settimanali di sorveglianza. Tuttavia, questo dato è sceso a circa 90.000 casi nelle ultime 5 settimane dell’anno. Ci congratuliamo con i Paesi europei che hanno mantenuto una forte sorveglianza genomica, tra cui Danimarca, Francia, Germania e Regno Unito”.

I dati recenti di alcuni di questi Paesi, ricorda Kluge, iniziano a indicare la crescente presenza del nuovo virus ricombinante XBB.1.5 (Kraken) che si è già diffuso rapidamente negli Stati Uniti. “I casi di variante XBB.1.5. nella nostra regione sono stati rilevati in numero ridotto, ma crescente, e stiamo lavorando per valutarne il potenziale impatto. Dopo tre lunghi anni di pandemia – con molti Paesi alle prese con sistemi sanitari sovraccarichi, carenza di farmaci essenziali e personale sanitario esaurito – non possiamo permetterci ulteriori pressioni sui nostri sistemi sanitari”.

Una simile minaccia potrebbe provenire da una nuova variante, ovunque e in qualsiasi momento, anche qui in Europa e in Asia centrale. “Sulla base delle lezioni apprese, dobbiamo essere in grado di anticipare, individuare e rispondere in tempo. Questo vale non solo per la SARS-CoV-2, ma per qualsiasi minaccia sanitaria emergente”.

Da qui l’ultimo passaggio dell’intervento del responsabile dell’Oms Europa sulla responsabilità, sia da parte dei governi che dei cittadini. “Nel 2023, i Paesi dell’Europa e dell’Asia centrale devono raddoppiare gli sforzi per implementare strategie di provata efficacia ed evitare di essere compiacenti. Ciò significa reinvestire urgentemente in una maggiore sorveglianza virologica e genomica, compresa la sorveglianza delle acque reflue, se possibile. Investire e salvaguardare il personale sanitario, la cui situazione precaria in molti luoghi potrebbe compromettere l’effettiva fornitura di servizi sanitari. Continuare a utilizzare i 5 stabilizzatori di pandemia che si sono dimostrati così efficaci”.

Questi 5 stabilizzatori sono:
– aumentare la diffusione del vaccino nella popolazione generale;
– somministrare dosi aggiuntive di vaccino ai gruppi prioritari;
– promuovere l’uso di maschere in ambienti chiusi e nei trasporti pubblici;
– ventilare gli spazi pubblici e affollati, come scuole, bar e ristoranti, uffici all’aperto e trasporti pubblici;
– fornire tempestivamente terapie adeguate ai pazienti a rischio di malattia grave.

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