Gettonisti. Per i medici massimo 85 euro l’ora per il Pronto soccorso, per gli infermieri 28 euro
Arrivano le Linee guida che delimitano le condizioni di utilizzo dei medici e degli infermieri ‘gettonisti’. Il fenomeno […]
Sebbene il 71% dei paesi abbia ora un programma di controllo delle infezioni attivo, solo il 6% ha soddisfatto tutti i requisiti minimi dell’Oms nel 2023-2024. Ciò è ben al di sotto dell’obiettivo di oltre il 90% entro il 2030 stabilito nel piano d’azione globale e nel quadro di monitoraggio dell’autorità sanitarie mondiale. A quasi cinque anni dalla prima segnalazione del primo caso di Covid-19, un nuovo rapporto globale sulla prevenzione e il controllo delle infezioni (Ipc) dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) mostra che ci sono stati lenti progressi nell’affrontare le lacune per prevenire le infezioni correlate all’assistenza sanitaria (Ica). Una grande percentuale di Ica può essere prevenuta con pratiche Ipc migliorate e servizi di base per l’acqua, i servizi igienico-sanitari e l’igiene. Il rapporto, lanciato in occasione dell’evento collaterale del G7 ospitato dall’Italia, fornisce una valutazione di base per i decisori politici, i professionisti, gli operatori sanitari e le parti interessate per guidare l’azione.
Il rapporto evidenzia che i pazienti nei paesi a basso e medio reddito hanno un rischio fino a 20 volte più elevato di contrarre infezioni durante l’erogazione dell’assistenza sanitaria rispetto ai paesi ad alto reddito. “La pandemia di Covid-19, insieme alle epidemie di Ebola, Marburg e mpox, sono le dimostrazioni più drammatiche di come i patogeni possano diffondersi rapidamente ed essere amplificati negli ambienti sanitari. Queste infezioni associate all’assistenza sanitaria sono una minaccia quotidiana in ogni ospedale e clinica, non solo durante epidemie e pandemie”, ha affermato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Ogni paese può e deve fare di più per prevenire le infezioni nelle strutture sanitarie e controllarle quando colpiscono”.
Affrontare le infezioni associate all’assistenza sanitaria è fondamentale anche per ridurre il rischio di resistenza antimicrobica, poiché stime recenti indicano che ogni anno si verificano 136 milioni di infezioni associate all’assistenza sanitaria resistenti agli antibiotici. Ma il rapporto ha rilevato che le strutture sanitarie affrontano notevoli sfide finanziarie e di risorse, tra cui la mancanza di professionisti e di budget, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. Quasi un quarto dei paesi ha segnalato carenze nella fornitura di dispositivi di protezione individuale nel 2023. I nuovi dati dell’OMS e dell’Ocse stimano che fino a 3,5 milioni di pazienti potrebbero morire ogni anno a causa di infezioni ospedaliere senza un’azione urgente. Il miglioramento delle misure a tutti i livelli potrebbe evitare fino a 821.000 decessi all’anno entro il 2050. E produrrebbe anche risparmi annuali nella spesa sanitaria fino a 112 miliardi di dollari e genererebbe guadagni economici fino a 124 miliardi di dollari. “L’Oms si impegna a supportare i paesi per garantire che entro il 2030, chiunque acceda e fornisca assistenza sanitaria sia al sicuro dalle infezioni ospedaliere” ha affermato Bruce Aylward, direttore generale aggiunto dell’Oms per la Copertura sanitaria universale.
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