Il diabete di tipo 1 non è associato a una maggiore suscettibilità a malattie neurodegenerative

Secondo quanto riferisce uno studio pubblicato sull’European Journal of Medical Research, il diabete di tipo 1 è associato a una ridotta suscettibilità genetica alla malattia di Parkinson, mentre non si osserva alcuna correlazione genetica significativa tra tale patologia e la malattia di Alzheimer

“Studi precedenti suggeriscono un’associazione tra diabete di tipo 2 (T2D) e malattie neurodegenerative. Tuttavia, non è ben chiaro se il diabete mellito di tipo 1 (T1DM) eserciti un’influenza causale sul rischio di malattia di Alzheimer (AD) e di malattia di Parkinson (PD)” afferma Chaofan Geng, del National Center for Neurological Disorders, Pechino, Cina, che ha guidato il gruppo di lavoro.

I ricercatori, utilizzando un approccio bidirezionale di randomizzazione mendeliana (MR) a due campioni, hanno voluto approfondire proprio l’eventuale relazione causale tra T1DM e la suscettibilità genetica all’AD e al PD. Gli esperti hanno utilizzato coorti su larga scala derivate da set di dati di studi di associazione sull’intero genoma disponibili al pubblico che coinvolgono popolazioni europee per eseguire le analisi MR. Il metodo analitico principale utilizzato è stato l’approccio ponderato con varianza inversa (IVW). Inoltre, le analisi di sensibilità, comprese le valutazioni dell’eterogeneità e della pleiotropia orizzontale, sono state effettuate utilizzando i test Q di Cochran, test MR-Egger e test MR-PRESSO per migliorare la robustezza delle conclusioni.

Utilizzando il metodo basato sull’IVW, l’analisi MR non ha indicato alcuna associazione significativa tra T1DM geneticamente determinato e AD. Al contrario, il T1DM sembrava essere associato a un ridotto rischio di suscettibilità genetica al PD. Non è stata osservata alcuna evidenza di causalità inversa tra AD o PD e T1DM. Inoltre, l’analisi non ha trovato indicazioni che i risultati siano influenzati dalla pleiotropia orizzontale.

“Il nostro lavoro suggerisce che il T1DM può avere un ruolo distinto nello sviluppo di malattie neurodegenerative rispetto al T2D. Sono necessarie ulteriori indagini per chiarire i meccanismi sottostanti e fornire una comprensione più completa di questa relazione” concludono gli autori.

Fonte: Eur J Med Res. 2024

https://eurjmedres.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40001-023-01628-z

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