Pnrr Salute. Schillaci: “Siamo in linea con gli obiettivi del piano”
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Un recente studio pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology ha evidenziato una correlazione tra la personalità di tipo D (una persona cupa, stressata, che si preoccupa molto) e gli esiti cardiovascolari avversi nei pazienti con malattia coronarica (CAD) e nei loro coniugi. Questo tratto psicologico, noto per il suo impatto negativo sulla salute cardiovascolare, potrebbe avere implicazioni non solo per il paziente ma anche per il partner, configurando un rischio condiviso all’interno della coppia.
Lo studio, di tipo prospettico, ha coinvolto 4.035 pazienti CAD sottoposti alla prima terapia di intervento coronarico e i loro coniugi, reclutati tra il gennaio 2017 e il luglio 2020. Entrambi i partner sono stati valutati per la presenza di personalità di tipo D, ansia, depressione e dati clinici di base. Durante un follow-up di tre anni, i ricercatori hanno monitorato il tasso di eventi cardiaci avversi maggiori (MACE) in entrambi i membri della coppia.
In totale 871 pazienti e 234 coniugi hanno sviluppato MACE nel corso dello studio. L’analisi ha dimostrato che le coppie in cui entrambi i partner presentavano una personalità di tipo D avevano il rischio più elevato di MACE, sia nei pazienti (hazard ratio [HR], 3.834; intervallo di confidenza al 95% [CI], 2.947-4.987; p < 0.001) sia nei coniugi (HR, 2.670; 95% CI, 1.603-4.448; p < 0.001). Un’interazione sinergica tra la negatività emotiva del paziente e quella del coniuge è risultata significativamente associata a un aumento del rischio di eventi cardiovascolari in entrambi (HR pazienti, 1.746; CI 95%, 1.517-2.010; p < 0.001; HR coniugi, 1.992; CI 95%, 1.843-2.152; p < 0.001).
Questi dati sottolineano l’importanza di considerare il contesto psicologico e relazionale dei pazienti con CAD. Gli autori dello studio suggeriscono che valutare la personalità di tipo D in entrambi i partner e sviluppare interventi mirati alla coppia potrebbero rappresentare una strategia innovativa per migliorare gli esiti clinici.
Fonte: European Journal of Preventive Cardiology, 2024
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