Tumori. Stabili i numeri del cancro in Italia, nel 2024 stimati 390.100 nuovi casi
Buone notizie sul fronte del cancro, nel 2024 le diagnosi sono stabili rispetto al biennio precedente e il […]
Un tavolo di confronto istituzionale importante, che ha l’obiettivo strategico di rendere nuovamente l’Italia un Paese con un ecosistema moderno e avanzato per il mondo del pharma, dove le aziende possano rafforzare la loro presenza e continuare a investire, contribuendo alla crescita economica e al futuro di tutta la Nazione. Questa, a quanto apprende Quotidiano Sanità, la natura dell’incontro previsto mercoledì 29 marzo, voluto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e presieduto anche dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, con tutti gli attori del comparto.
Un tavolo inter-istituzionale che dovrà arrivare a elaborare una serie di proposte concrete di incentivo agli investimenti in Italia, affinché il Paese veda il suo ruolo in Europa valorizzato e apprezzato. Il primo punto da affrontare è quello della protezione brevettuale dei prodotti scaturiti dalla ricerca scientifica: la riduzione della patent protection da 8 a 6 anni, in passato proposta come strategia per ridurre i costi dei farmaci, potrebbe essere depennata dall’elenco delle questioni prioritarie da affrontare.
Si tratterebbe infatti di benefici economici stimati pari a 40 milioni di euro l’anno, a fronte di un mercato ben più sostanzioso e di un settore che ha bisogno di sostegno anche sulla proprietà intellettuale dei medicinali e dei giusti introiti che essa assicura, a fronte di forti investimenti in ricerca e sviluppo. Tanto più che, a breve, giungeranno alla loro naturale scadenza di brevetto molti importanti terapie anche molto costose e già in uso in Italia. Scadenza che libererà risorse, a patto che si facciano avanti aziende produttrici di versioni generiche o biosimilari. E in attesa delle nuove regole europee che si attendono a breve.
L’Italia infatti cerca di riposizionarsi in Europa sfruttando il suo ruolo da leader nella produzione di farmaci (seconda solo alla Germania) e anche nella sperimentazione clinica, mentre nel vecchio continente è stata nuovamente rimandata la discussione sulla nuova legislazione farmaceutica europea, dopo un duro attacco dell’Efpia:: la Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche aveva tuonato ricordando l’importanza di accelerare l’impegno preso relativo all’esecuzione di un’analisi preventiva sulla competitività del settore da parte della Commissione europea, che valutasse proprio l’impatto del nuovo quadro normativo allo studio.
Risultato (anche se è la relazione ‘causa-effetto’ è da dimostrare), la presentazione della tanto attesa riforma della legislazione europea per i prodotti farmaceutici è stata posticipata per la terza volta in pochi mesi. La presentazione della riforma proposta dalla Commissione, che mirerà a garantire un sistema di regolamentazione dei medicinali, questo l’obiettivo dichiarato, a prova di futuro per l’Europa, era prevista per la fine dello scorso anno, ma è stata poi posticipata a metà marzo e poi nuovamente al 29, e ora a data da destinarsi “a causa dell’agenda dei lavori troppo piena”, ha fatto sapere un portavoce della Commissione. La commissaria alla Salute dell’UE Stella Kyriakides aveva spiegato nei giorni precedenti che la riforma è necessaria poiché “le regole attuali sono state messe in atto in un’era diversa e devono essere al passo con i tempi” per affrontare “le sfide croniche in questo settore” e risolvere i problemi “che sono stati evidenziati da tutti per molti anni”.
Fra i nodi principali da sciogliere, sempre quello della riduzione del periodo di esclusività, ma l’assegnazione di una protezione aggiuntiva alle aziende in determinate circostanze, come nei casi di sviluppo di un nuovo antibiotico o di terapie in risposta a bisogni insoddisfatti, in tutti gli Stati europei contemporaneamente.
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