Caratteristiche psicologiche nei casi di omicidio della partner femminile

L’omicidio della partner femminile seguito dal suicidio dell’autore (Intimate Female Partner Homicide Suicide – IFPHS) è un fenomeno in crescita, ma i suoi aspetti psicosociali e psicopatologici non sono stati ancora approfonditi. In uno studio italiano pubblicato dalla Rivista di Psichiatria, i ricercatori hanno cercato elementi psicopatologici comuni nei diversi IFPHS e un profilo di rischio specifico sia per la coppia sia per il partner maschile, con la possibilità di definire una nuova condizione mentale seriale, a oggi non ancora classificata.

A partire dalle cronache dei giornali italiani gli autori hanno ricostruito una serie di 50 casi, nel periodo dal 2009 al 2019, di particolare risonanza mediatica. Le informazioni sono state raccolte attraverso un form predefinito. Sono state considerate le caratteristiche degli autori degli omicidi, nonché le modalità attraverso le quali i fatti si sono verificati.

I ricercatori non hanno identificato nessun disturbo mentale definito presente nella storia di tutto o almeno quasi tutti i casi. Hanno però individuato un profilo psicologico che più comunemente caratterizzava il partner maschile dell’IFPHS, molto spesso geloso, possessivo, rabbioso ed impulsivo. Secondo i ricercatori si può ipotizzare che un atto di tale gravità possa esprimere una forma di disturbo mentale non ancora classificato, con caratteristiche principali di stato acuto di umore depresso misto, discontrollo emotivo e impulsività aggressiva, su una base di personalità di gelosia e possessività, eventualmente rafforzata da precedenti tratti dipendenti del partner femminile. Sottolineano tuttavia che i limiti metodologici della raccolta di informazioni dalla stampa rendono necessario un approfondimento basato su metodologie più dirette e obiettive di un fenomeno così altamente drammatico ed eterogeneo.

Fonte: Riv Psichiatr 2022                                                                                    

https://www.rivistadipsichiatria.it/archivio/3922/articoli/39073/

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