L'esercizio respiratorio negli ipertesi può avere effetti benefici
Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Bodywork and Movement Therapies l’esercizio respiratorio suscita un effetto positivo sull’emodinamica e sulla […]
Subire una commozione cerebrale quando si è piccoli può determinare, decenni più tardi, il conseguimento di punteggi più bassi nei test di performance del pensiero rispetto a chi non ha subito concussioni o lesioni cerebrali traumatiche (TBI – traumatic brain injury). È quanto emerge da una ricerca pubblicata su Neurology a opera di un team guidato da Marianne Chanti-Ketterl, della Duke University di Durham, nella Carolina del Nord (USA).
La ricerca ha coinvolto 8.662 veterani, gemelli omozigoti, che hanno partecipato alla Seconda Guerra Mondiale. All’inizio dello studio, quando avevano un’età media di 67 anni, I partecipanti sono stati sottoposti a test su capacità di pensiero: i test sono stati ripetuti altre tre volte nell’arco di 12 anni.
All’inizio dello studio, i punteggi, in una scala da zero a 50, erano, in media, di 32,5. Complessivamente, il 25% dei partecipanti aveva subito una commozione cerebrale nella vita. In particolare, il gemello che aveva subito una lesione cerebrale traumatica dopo i 24 anni raggiugeva un punteggio inferiore di 0,59 punti a 70 anni rispetto al gemello che non aveva subito danni al cervello e la capacità di pensiero diminuiva più velocemente, di 0,05 punti l’anno. I ricercatori hanno preso in considerazione altri fattori che potrebbero influenzare la capacità di pensiero, come l’ipertensione, il consumo di alcool, la dipendenza dal fumo e il livello di istruzione.
“Lo studio dimostra che, anche chi sembra essersi ripreso completamente dal trauma, presenta un rischio maggiore di problemi cognitivi e demenza nel corso degli anni”, spiega Chanti-Ketterl, “Questi risultati possono aiutare a identificare le persone che potrebbero trarre beneficio da interventi precoci, in grado di rallentare il declino cognitivo o, potenzialmente. ritardare o prevenire la demenza”.
Fonte: Neurology 2023
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