Sicurezza personale sanitario. Via libera dal Senato. Arresto in flagranza differita per aggressioni a danno degli operatori
L'aula del Senato ha approvato il ddl di conversione in legge del decreto sul contrasto ai fenomeni di […]
La malattia di Alzheimer (AD) è un disturbo neurodegenerativo che rappresenta la principale causa di demenza nella popolazione anziana. Recenti evidenze indicano che i pazienti con AD hanno un rischio di fratture ossee significativamente aumentato, ma i meccanismi patologici non sono ancora chiari. Bing-Na Zhou e i suoi collaboratori hanno eseguito una revisione sistematica delle ricerche sul rischio di fratture ossee nell’AD allo scopo di mettere in evidenza le connessioni tra le due condizioni morbose.
Per l’indagine, sono stati utilizzati i database PubMed, Web of Science, Embase e Cochrane Library, includendo gli studi che hanno valutato il rischio di fratture ossee nei pazienti con AD e che hanno esplorato la loro patogenesi e la prevenzione in questa popolazione di malati.
È emerso che i malati di AD presentano un rischio significativamente più elevato di rotture delle ossa rispetto ai controlli di pari età. All’aumento del rischio di fratture ossee contribuiscono molteplici fattori: gli effetti diretti della patologia amiloide sulle cellule dell’osso, l’interconnessione anomala tra cervello e ossa, i deficit di segnalazione Wnt/β-catenina, la riduzione dell’attività fisica, l’elevato rischio di cadute e la fragilità. L’esercizio, l’adozione di misure prudenziali per evitare gli incidenti e l’alimentazione arricchita sono risultati utili per ridurre il pericolo di fratture. Tuttavia, per quanto riguarda i malati di AD, l’efficacia degli agenti anti-osteoporotici nella prevenzione delle fratture ossee dovrebbe essere ulteriormente valutata poiché gli studi clinici specifici sono molto scarsi.
Fonte: Front Endocrinol 2023
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fendo.2023.1190762/full
E’ disponibile una nuova versione dell’app MSD Salute: non dimenticare di aggiornarla!