Il documento finale del G7 Salute
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Una ricerca dell’Istituto di psichiatria del King’s College di Londra ha scoperto che la depressione e il rischio di depressione sono collegati a livelli di proteine infiammatorie presenti in forma diversa nei ragazzi e nelle ragazze. I risultati dello studio sono stati pubblicati dal Journal of Affective Disorders.
Normalmente, in uno stato di infiammazione dell’organismo, vengono rilasciate nel sangue una serie di citochine. Precedenti ricerche hanno mostrato che livelli più elevati di queste proteine sono associate a depressione negli adulti, ma poco si conosce di cosa accade nell’adolescenza.
Per lo studio, il team ha valutato l’infiammazione misurando i livelli di citochine nel sangue in 75 adolescenti maschi e 75 ragazze tra 14 e 16 anni. I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: a basso rischio di depressione e non depressi, quelli ad alto rischio di depressione e non depressi e quelli affetti da disturbo depressivo maggiore (MDD).
I risultati hanno mostrato che ci sono delle differenze in base al sesso tra le singole proteine infiammatorie associate alla depressione negli adolescenti. In particolare, livelli più elevati di interleuchina-2 (IL-2) erano associati sia ad un aumento del rischio di depressione che alla gravità dei sintomi depressivi nei ragazzi, ma non nelle ragazze. Di contro, livelli più elevati di IL-6 erano associati alla gravità della depressione nelle ragazze, ma non nei ragazzi. Nei ragazzi, poi, i livelli di IL-2 erano più alti nel gruppo ad alto rischio rispetto a quelli a basso rischio e ancora più alti nel gruppo con diagnosi di depressione, indicando che nei ragazzi, i livelli di IL-2 nel sangue potrebbero aiutare a predire l’insorgenza di futura depressione.
“Sappiamo che un maggior numero di ragazze adolescenti sviluppa depressione rispetto ai ragazzi e che il disturbo progredisce in modo diverso a seconda del sesso, quindi speriamo che i nostri risultati ci permettano di capire meglio perché ci sono queste differenze e, in definitiva, di aiutare a sviluppare trattamenti più mirati per i due sessi”, sottolinea Zuzanna Zajkowska, primo autore dello studio.
Fonte: Journal of Affective Disorders 2023
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S016503272300890X?via%3Dihub
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