Divario tra salute e longevità si allarga a livello globale
Uno studio pubblicato su JAMA Network evidenzia una crescente discrepanza tra la durata della vita (lifespan) e la durata della […]
Le donne a cui sono state asportate entrambe le ovaie prima dei 50 anni, soprattutto se portatrici della variante del gene dell’apolipoproteina APOE4, sono ad alto rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer in età avanzata. Tuttavia, l’utilizzo della terapia ormonale attenuerebbe questo rischio. A osservarlo è una ricerca pubblicata sul Journal of Alzheimer’s Disease da un team di ricercatori dell’Università di Toronto, guidato da Noelia Calvo.
Obiettivo dello studio era indagare i fattori di rischio e resilienza per la malattia di Alzheimer nelle donne con perdita precoce di estrogeni. Per la ricerca, il team ha analizzato una coorte di 34.603 donne comprese nella UK Biobank, scoprendo che in questa coorte, le donne a cui erano state rimosse chirurgicamente entrambe le ovaie (ovarietomia bilaterale) a circa 43 anni mostravano quattro volte più probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer rispetto alle donne entrate in menopausa naturale a un’età media di 54 anni.
Lo studio ha identificato anche i fattori di resilienza associati al rischio di malattia di Alzheimer per queste donne. Un livello elevato di istruzione è stato collegato a una probabilità inferiore del 9% di sviluppare la malattia di Alzheimer nelle donne con entrambi i tipi di menopausa, quella dovuta ad ovariectomia e quella associata all’invecchiamento. Inoltre, è stata osservata una modesta relazione tra indice di massa corporea (BMI) e rischio di malattia di Alzheimer, ma solo per le donne con ovariectomia bilaterale precoce: ogni unità in più di BMI era associata a un rischio inferiore del 7% di sviluppare la malattia di Alzheimer. Infine, tra le donne con ovariectomia bilaterale precoce, l’assunzione di terapia ormonale era associata a meno della metà delle probabilità di malattia di Alzheimer rispetto alle donne che non assumevano la terapia ormonale.
Fonte: Journal of Alzheimer’s Disease 2024
https://journals.sagepub.com/doi/10.3233/JAD-240646
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