Esposizione a inquinanti dell’aria nella vita intrauterina potrebbe alterare la salute riproduttiva del nascituro

Gli inquinanti dell’aria possono danneggiare la salute riproduttiva. È la conclusione cui è arrivato un team di ricerca guidato da Emily Barrett, della Rutger University, che ha pubblicato uno studio su Environmental Health Perspectives. Il team ha studiato dati sull’inquinamento atmosferico in relazione ai marcatori dello sviluppo riproduttivo dell’infanzia e ha scoperto che alcuni inquinanti possono alterare negativamente la distanza anogenitale, una misura dell’esposizione prenatale agli ormoni.

 Studi precedenti avevano mostrato che, sia negli uomini che nelle donne adulti, le alterazioni della distanza anogenitale, la distanza tra ano e genitali, possono essere correlate ai livelli ormonali nonché alla qualità dello sperma, alla fertilità e ai disturbi riproduttivi. Allo stesso tempo, la distanza anogenitale negli animali viene utilizzata per determinare la tossicità degli inquinanti sullo sviluppo: quando la distanza anogenitale si riduce nella prole maschile, è un segno di interferenza con la produzione di testosterone nel feto derivante dall’esposizione a sostanze tossiche.

Lo studio

Per testare se questo criterio può essere tenuto in considerazione anche nell’uomo, il team ha utilizzato i dati dell’Infant Development and Environment Studt (TIDES), uno studio longitudinale su donne in gravidanza e bambini partito nel 2010 e ancora in corso.

Nell’ambito dello studio è stata misurata la distanza anogenitale alla nascita nei bambini e a un anno, nei maschi. Questi dati sono stati confrontati con i livelli di biossido di azoto e particolato PM 2,5 durante la gravidanza attraverso sistemi di monitoraggio.

 I ricercatori hanno identificato, così, un collegamento tra esposizione agli inquinanti atmosferici durante la fase dello sviluppo e una ridotta distanza anogenitale. In particolare, una maggiore esposizione a PM 2,5 alla fine del terzo mese è associata a una ridotta lunghezza anogenitale alla nascita. Inoltre, livelli più elevati di PM 2,5 durante la cosiddetta “mini pubertà”, un periodo nella prima infanzia caratterizzato dalla produzione di ormoni elevata, sono associati a una distanza anogenitale ridotta nei maschi, a un anno di età.

 “Questi risultati suggeriscono che l’inquinamento atmosferico può interferire con la normale attività ormonale durante i periodi critici dello sviluppo prenatale e infantile e sospettiamo che l’alterazione possa avere conseguenza a lungo termine sulla salute riproduttiva”, conclude Emily Barrett.

 Fonte: Environmental Health Perspectives 2023

https://ehp.niehs.nih.gov/doi/10.1289/EHP12627

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