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La fissazione con chiodo endomidollare delle fratture extraarticolari della tibia prossimale è stata associata a un tempo di consolidazione più breve e migliori punteggi funzionali rispetto all’osteosintesi con placca minimamente invasiva, secondo uno studio pubblicato sull’European Journal of Orthopaedic Surgery and Traumatology.
“Il trattamento delle fratture extraarticolari prossimali della tibia è impegnativo. Poiché la tecnica di fissazione ottimale è ancora dibattuta, abbiamo voluto confrontare due metodi diffusi, ovvero l’osteosintesi con placca minimamente invasiva (MIPO) e la fissazione (IMN)” afferma Mehdi Teimouri, della Isfahan University of Medical Sciences, in Iran, autore principale dello studio.
I ricercatori hanno condotto uno studio comparativo prospettico su pazienti con fratture scomposte extraarticolari prossimali della tibia trattate con fissazione MIPO (n = 29) rispetto a fratture trattate con fissazione IMN (n = 30). Gli esiti raccolti sono stati la classificazione Johner-Wruhs, il range di movimento (ROM), il tasso di consolidazione, il tempo di consolidazione, il malconsolidamento, l’allineamento coronale e sagittale e le complicanze post-operatorie.
I tassi di unione erano simili tra i gruppi MIPO e IMN (93% rispetto a 97%). Il gruppo IMN ha avuto un tempo di consolidamento più rapido (15 rispetto a 18 settimane) e risultati funzionali superiori a un anno (punteggio Johner-Wruhs effettivo: 80% rispetto a 55%). Si è vista un’incidenza significativamente più alta di dolore al ginocchio anteriore nel gruppo IMN (23% rispetto a 0%) e una tendenza per più infezioni nel gruppo MIPO (21% rispetto a 13%).
Fonte: Eur J Orthop Surg Traumatol. 2023
https://link.springer.com/article/10.1007/s00590-023-03500-6