Tumori. Stabili i numeri del cancro in Italia, nel 2024 stimati 390.100 nuovi casi
Buone notizie sul fronte del cancro, nel 2024 le diagnosi sono stabili rispetto al biennio precedente e il […]
“Nel 2023 sono state oltre 16.000 purtroppo le segnalazioni di aggressione episodi di violenza fisica verbale contro la proprietà, cito come esempio i casi delle tante auto danneggiate di proprietà di operatori sanitari. A segnalare sono state in prevalenza le professioniste e donne e la professione più colpita è quella delle infermiere”. Sono alcuni numeri della Relazione al Parlamento appena trasmessa, forniti dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci in un evento al Ministero in occasione della Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari.
“Questi numeri – ha detto il Ministro – ci aiutano a indirizzare le attività di prevenzione e formazione. L’osservatorio ha fornito specifiche proposte per aggiornamento delle raccomandazioni per prevenire atti di violenza contro gli operatori sanitari. Nel corso di quest’anno inoltre partiranno attività formative rivolte agli operatori secondo i requisiti minimi standard che l’osservatorio ha definito insieme ai rappresentanti di Agenas. La formazione infatti è essenziale per dare ai professionisti sanitari tutti gli strumenti utili a prevenire laddove è possibile e a gestire il fenomeno della violenza così come è fondamentale informare e sensibilizzare le cittadine e i cittadini” perché “l’aspetto culturale credo che sia il più importante e cruciale per questo abbiamo lanciato un’attività di sensibilizzazione in collaborazione con le federazioni e gli ordini professionali vogliamo veramente che si recuperi un rapporto di alleanza tra cittadini e operatori sanitari”.
“Vogliamo che medici infermieri tutti gli operatori socio sanitari non siano visti come nemici da aggredire, questo è veramente assurdo, sono professionisti che si prendono cura della salute dei cittadini questo è il messaggio che lanciamo e continueremo a lanciare con grande forza. L’impegno e l’educazione e la prevenzione contro la violenza richiede uno sforzo continuo costante comune a tutti i livelli e so di poter contare sul supporto di tutte le realtà che sono ben rappresentate nell’osservatorio. Lo dobbiamo a tutti i nostri operatori sanitari che ringrazio come faccio sempre per il prezioso lavoro che svolgono ogni giorno per la tutela della salute di tutti noi”.
I numeri della relazione al Parlamento.
A segnalare i 2/3 delle aggressioni sono state professioniste donne (dato concorde con la struttura di genere del personale del SSN dove oltre il 65% degli operatori sono donne) e le fasce d’età più colpite quelle tra i 30-39 anni e tra i 50-59 anni.
La distribuzione percentuale delle aggressioni per giorno (feriale/festivo) o fascia oraria (mattina, pomeriggio, sera/notte) è concorde con il numero di giorni festivi e le ore notturne, escludendo quindi un maggior rischio di aggressione durante le giornate o gli orari in cui le strutture potrebbero potenzialmente essere sotto-organico. La professione più colpita è quella degli infermieri (anche stavolta il dato però va rapportato alle consistenze nell’intero personale, in cui gli infermieri rappresentano i professionisti più numerosi), seguita da medici e operatori socio-sanitari. I setting più a rischio sono risultati essere, coerentemente con la letteratura, i Pronto Soccorso e le Aree di Degenza e gli aggressori principalmente gli Utenti/Pazienti.
Il 68% delle aggressioni segnalate sono aggressioni verbali che probabilmente sfuggono ai sistemi di monitoraggio già esistenti. È interessante infine osservare come il 6% delle aggressioni avvenga contro beni di proprietà del professionista aggredito.
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