
Sorveglianza nazionale delle MIB: 2021-2023
Secondo i dati della Sorveglianza nazionale delle malattie batteriche invasive, nel 2023 si è osservato un netto aumento dell’incidenza delle […]
L’influenza aviaria H5N1 sta circolando ampiamente tra i bovini e altri mammiferi, aumentando il rischio di una pandemia umana. Studi precedenti suggeriscono che gli individui più anziani siano più resistenti all’infezione grazie all’imprinting immunitario infantile con virus del gruppo 1, come H1N1 e H2N2. Tuttavia, la base immunologica di questa protezione non era completamente compresa.
Uno studio pubblicato su Nature Medicine ha analizzato le risposte anticorpali all’H5N1 in 157 individui nati tra il 1927 e il 2016. I ricercatori hanno scoperto che i titoli anticorpali contro i ceppi storici e recenti di H5N1 erano più elevati negli individui più anziani e che questa risposta era più correlata all’anno di nascita che all’età. Questo dato conferma l’importanza dell’imprinting immunitario: l’esposizione precoce a specifici ceppi influenzali può modellare la risposta immunitaria nel tempo. Al contrario, i bambini piccoli, che non avevano ancora avuto un’esposizione significativa ai virus influenzali stagionali, presentavano livelli più bassi di anticorpi specifici per H5.
Il team ha poi analizzato le risposte anticorpali in 100 persone prima e dopo la somministrazione del vaccino A/Vietnam/1203/2004 H5N1. È emerso che sia i giovani che gli anziani sviluppavano anticorpi reattivi all’H5N1, sia verso il ceppo vaccinale che verso un ceppo contemporaneo del clade 2.3.4.4b. Tuttavia, i bambini, avendo livelli anticorpali più bassi prima della vaccinazione, mostravano tassi di sieroconversione più elevati rispetto agli adulti.
Questi risultati suggeriscono che, in caso di una pandemia di H5N1, la vaccinazione potrebbe avere un impatto maggiore nei bambini rispetto agli adulti, potenzialmente fornendo loro una protezione più efficace.
Fonte: Nat Med 2025
https://www.nature.com/articles/s41591-025-03599-6
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