Linguaggio: le aree cerebrali coinvolte nella predizione semantica

In un recente studio pubblicato dalla rivista The Journal of Neuroscience, i ricercatori hanno studiato l’attività cerebrale associata alla predizione semantica nel linguaggio, un campo di ricerca che studia come il cervello riesce a prevedere le parole che seguiranno in una frase. Se ascoltiamo una frase come “Il gatto è sul…”. Il cervello inizia automaticamente a prevedere la parola successiva. Questo processo è noto come predizione semantica e avviene grazie a dei segnali elettrici nel cervello chiamati potenziali di predizione (PP).

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno raccolto dati EEG da un gruppo di persone mentre ascoltavano o producevano frasi. L’obiettivo era capire se i PP generati durante la comprensione e la produzione del linguaggio fossero diversi e da quale regione cerebrale provenissero.

I risultati hanno mostrato che, sia quando ascoltavano una parola finale prevedibile in una frase, sia quando la pronunciavano, il cervello dei soggetti produceva PP più grandi rispetto a quando la parola finale era imprevedibile. Inoltre, queste onde cerebrali provenivano da diverse aree del cervello a seconda della categoria semantica della parola prevista.

Per esempio, quando i partecipanti prevedevano una parola relativa a un animale, erano più attive le aree visive posteriori del cervello. Al contrario, quando prevedevano una parola relativa a uno strumento, era la corteccia sensorimotoria frontocentrale a essere più attiva.

Questi risultati suggeriscono che il nostro cervello utilizza circuiti semantici specifici per categoria per fare predizioni semantiche. In altre parole, il nostro cervello ha “aree specializzate” che si attivano quando prevediamo parole di diverse categorie semantiche.

Fonte: Journal of Neuroscience

https://www.jneurosci.org/content/early/2024/01/23/JNEUROSCI.1723-23.2023

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