Marcatori diagnostici e prognostici per l’epatite B cronica

L’epatite B cronica rappresenta un grave problema sanitario globale che ha bisogno di marcatori diagnostici e prognostici precisi per guidare la pratica clinica. Shuaibu Abdullahi Hudu e colleghi hanno effettuato una revisione con la finalità di fare luce sull’importanza clinica e sulle problematiche attuali dei principali marcatori utilizzati nella diagnosi e nella prognosi dell’epatite B cronica (CHB).

Un indicatore essenziale di un’infezione persistente è rappresentato dall’antigene di superficie dell’epatite B (HBsAg). Inoltre, la quantificazione del DNA del virus dell’epatite B (HBV) aiuta a valutare il carico virale e il rischio di carcinoma epatocellulare. Sebbene i livelli di alanina aminotransferasi (ALT) forniscano un’evidenza limitata di danno epatico, l’anticorpo core dell’epatite B conferma un’infezione acuta. La sieroconversione all’anticorpo e dell’epatite B (HBeAb) è associata a un rischio ridotto di progressione della malattia, mentre lo stato dell’antigene e dell’epatite B (HBeAg) rappresenta un fattore prognostico critico. Le biopsie epatiche o la rilevazione della fibrosi epatica con metodi minimamente invasivi, guidano le scelte terapeutiche. I genotipi dell’HBV e le variabili dell’ospite influenzano la prognosi mentre marcatori non invasivi, come il grado di fibrosi basato su quattro stadi (FIB-4) e l’indice aspartato aminotransferasi/piastrine (APRI), forniscono metodi pratici per misurare la fibrosi epatica.

Questi marcatori diagnostici, insieme ad altri test di laboratorio come i test di funzionalità epatica e la quantificazione del DNA dell’HBV, sono utilizzati per diagnosticare l’infezione da HBV, per valutare l’attività della malattia, per monitorare la risposta alla terapia e per guidare la gestione del paziente. L’antigene di superficie dell’epatite B (HBsAg) è un indicatore diagnostico fondamentale dell’infezione da epatite B poiché conferma la diagnosi di infezione persistente e suggerisce una replicazione virale in corso. Durante un’infezione da HBV, l’HBsAg è prodotto in eccesso e rilasciato nel sangue, la sua presenza indica alti livelli di replicazione virale e aumentata infettività. La quantificazione dell’HBsAg (qHBsAg) è cruciale per determinare la prognosi del trattamento e la cronicità dell’HBV sebbene non vi sia una significativa associazione tra i livelli di qHBsAg e quelli di DNA dell’HBV nei pazienti positivi per l’antigene e dell’epatite B (HBeAg).

La quantificazione del DNA dell’HBV è essenziale per valutare il livello di replicazione virale nel sangue. Infatti, i carichi virali più elevati sono associati a un maggior rischio di progressione e trasmissione della malattia. Il ruolo dell’anticorpo core dell’epatite B (Anti-HBc), che indica una replicazione virale attiva e un danno epatico in corso, è meno chiaro nella prevedere il decorso della malattia. La presenza dell’antigene e dell’epatite B (HBeAg), una proteina associata alla replicazione attiva del virus, indica alti livelli di replicazione virale e un’aumentata capacità infettiva. La sieroconversione all’anticorpo e dell’epatite B (HBeAb) e la sieroclearance dell’HBeAg sono correlate a una progressione ridotta della malattia epatica.

La significatività di questi marcatori prognostici nella stratificazione del rischio, nel monitoraggio della malattia e nella decisione terapeutica per i pazienti con epatite B cronica è documentata in vari studi. È essenziale monitorare e valutare regolarmente i loro livelli per garantire una cura ottimale e migliorare i risultati clinici. La previsione del decorso della patologia del fegato può essere facilitata dalla misurazione dell’infiammazione e della fibrosi epatica tramite biopsia epatica, o con metodi non invasivi come il FibroScan, e la loro precisione prognostica è stata valutata in numerosi lavori.

Poiché la biopsia epatica è invasiva e presenta comunque alcuni limiti, i marcatori non invasivi di fibrosi sono diventati popolari come alternativa. Questi includono l’indice di cirrosi dell’Università di Goteborg (GUCI), il punteggio di Hui, l’indice di rapporto AST/piastrine (APRI), il rapporto AST/ALT (AAR) e il punteggio di fibrosi a quattro stadi (FIB-4).

Gli Autori concludono che, per migliorare le strategie di gestione clinica e per approfondire la comprensione della malattia, è essenziale integrare diversi marcatori, sfruttare tecnologie avanzate e affrontare le limitazioni dei metodi prognostici e diagnostici attuali. La comunità scientifica deve promuovere la ricerca e la collaborazione per affrontare le sfide poste dall’epatite B cronica sviluppando piani di trattamento efficaci per i pazienti.

Fonte: Med Rev (2021) 2024

https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/mr-2024-0022/html

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