Tumori. Stabili i numeri del cancro in Italia, nel 2024 stimati 390.100 nuovi casi
Buone notizie sul fronte del cancro, nel 2024 le diagnosi sono stabili rispetto al biennio precedente e il […]
Il ricorso alle mutilazioni genitali femminili nel mondo è diminuito negli ultimi trent’anni. Nei 31 Paesi con dati di diffusione rappresentativi a livello nazionale, quasi 1 ragazza su 3 di età compresa tra i 15 e i 19 anni è stata sottoposta a questa pratica, rispetto a 1 su 2 negli anni Novanta. Tuttavia, quest’anno quasi 4,4 milioni di ragazze saranno a rischio di subire questa pratica dannosa. Ciò equivale a più di 12.000 casi al giorno. E più di 200 milioni di ragazze e donne oggi in vita hanno subito mutilazioni genitali femminili. “C’è un urgente bisogno di sforzi ancora più mirati, coordinati e sostenuti se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo comune di porre fine alle mutilazioni genitali femminili entro il 2030”. A dirlo, in una dichiarazione congiunta, sono la Direttrice esecutiva dell’UNFPA Natalia Kanem, la Direttrice generale dell’UNICEF Catherine Russell, l’Alto Commissario dell’OHCHR Volker Türk, la Direttrice esecutiva di UN Women Sima Bahous e il Direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus
“Tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili, riaffermiamo la nostra dedizione alle ragazze e alle donne che hanno subito questa grave violazione dei diritti umani”, aggiungono Kanem, Russell, Türk, Bahous e Tedros, secondo i quali, “nel perseguire un mondo libero da discriminazioni e pratiche che danneggiano le ragazze e le donne, è imperativo rivolgere la nostra attenzione alle voci che contano di più: le voci delle sopravvissute. Dobbiamo amplificare le voci delle sopravvissute per aumentare la consapevolezza e ispirare l’azione collettiva, e promuovere il loro potere e la loro autonomia garantendo loro un ruolo attivo negli interventi di prevenzione e risposta”. Così come è necessario “garantire la disponibilità e l’accessibilità di servizi completi e rispettosi dal punto di vista culturale. Ciò include il rafforzamento dell’assistenza sanitaria e dei servizi sociali e legali a sostegno delle sopravvissute”.
Un forte messaggio arriva anche dalla Commissione europea e dall’Alto rappresentante/Vicepresidente: “Le mutilazioni genitali femminili – si legge nella nota diramata dalla Commissione – sono una violazione dei diritti umani e una grave forma di violenza contro le ragazze e le donne. È bene essere chiari: queste pratiche non hanno alcun motivo medico. Mettono a rischio la vita delle ragazze, violano i loro diritti umani e provocano traumi fisici e psicologici duraturi. Non vi è giustificazione di sorta per le mutilazioni genitali femminili”.
“Le comunità, i governi, le organizzazioni e i partner internazionali fanno fronte comune per proteggere i diritti umani, la dignità e la salute delle donne e delle ragazze. L’Unione europea continuerà a collaborare con i partner internazionali per mettere in atto un approccio all’insegna della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili e lottare per un mondo in cui nessuna ragazza e nessuna donna subisca una forma di violenza qualsiasi”, prosegue la nota.
Lo scorso anno l’Unione europea ha ratificato la Convenzione di Istanbul che costituisce un passo fondamentale per stigmatizzare la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani. “Un altro passo importante consisterà nel sancire nel diritto dell’UE l’obbligo di perseguire penalmente le mutilazioni genitali femminili”, sottolinea la Commissione Ue e l’Alto rappresentante/Vicepresidente, riferendo che “al riguardo stiamo lavorando a norme specifiche che faranno parte di un quadro giuridico più ampio per combattere tutte le forme di violenza contro le donne. Nella nostra proposta mirante a prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica, suggeriamo di perseguire penalmente la mutilazione genitale femminile in quanto reato a sé stante. La proposta è attualmente in fase di negoziazione. Stiamo anche preparando una raccomandazione su come prevenire tutte le pratiche dannose contro le donne e le ragazze. In Europa e nel mondo, le donne e le ragazze non devono più essere costrette a subire le mutilazioni genitali femminili o qualsiasi altra forma di violenza”.
La nota si conclude con i dati sulla diffusione della pratica nel Europa: “Le stime ci dicono che in ben 17 paesi europei 190.000 ragazze sono a rischio di mutilazioni genitali e che, nel nostro continente, 600.000 donne sono costrette a viverne le conseguenze. Ogni anno almeno 20.000 donne e bambine arrivano in Europa come richiedenti asilo da paesi in cui vi è il rischio di mutilazioni genitali femminili”.
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