Possibile impiego delle modificazioni retiniche per la diagnosi precoce e non invasiva del Parkinson

La malattia di Parkinson (PD) è una condizione patologica caratterizzata dalla degenerazione dei neuroni dopaminergici all’interno della substantia nigra pars compacta (SNpc) che provoca una carenza di dopamina. Tale riduzione è principalmente attribuita all’aggregazione anomala dell’α-sinucleina, una proteina mal ripiegata che provoca danni motori nei pazienti affetti da PD. La dopamina è però anche un elemento essenziale per il normale funzionamento della retina e il ciclo visivo legato alla percezione di luci e ombre.

L’accumulo di α-sinucleina mal ripiegata nei livelli interni della retina può quindi comportare cambiamenti strutturali e funzionali di questa struttura e causare problemi visivi nei pazienti affetti da malattia di Parkinson. Oltre all’α-sinucleina, variazioni genetiche nei geni LRRK2, PARK2, PARK7, PINK1 o SNCA, insieme a disfunzioni mitocondriali, giocano un ruolo chiave nella fisiopatologia della malattia di Parkinson.

In questa revisione vengono esaminate le diverse cause che contribuiscono allo sviluppo della malattia di Parkinson e sono discusse le prospettive future dell’impiego di tecniche diagnostiche non invasive basate sullo studio delle modifiche retiniche. L’obiettivo è quello di riuscire a diagnosticare precocemente l’insorgenza di questa patologia neurodegenerativa aprendo la strada a potenziali interventi terapeutici e migliorando la qualità della vita dei pazienti.

Fonte: Cell Mol Neurobiol. 2023 

https://link.springer.com/article/10.1007/s10571-023-01419-4

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