Potenziali benefici della dieta chetogenica contro i tumori cerebrali

Recenti ricerche scientifiche hanno dimostrato che la dieta chetogenica (KD) può avere potenziali benefici in diversi campi della medicina e ciò ha destato un notevole interesse. In particolare, le indagini cliniche e sperimentali sui tumori cerebrali hanno permesso di verificare che la dieta chetogenica ha un profilo di sicurezza soddisfacente che presenta diverse applicazioni tra le quali la gestione dell’obesità e il trattamento di casi epilettici farmaco-resistenti. Tuttavia, negli studi sull’uomo, l’impatto della terapia chetogenica sulla crescita dei tumori e sull’aspettativa di vita dei pazienti non ha fornito risultati ben definiti. Per questo motivo, un’equipe di ricercatori ha svolto una ricerca con lo scopo di migliorare la comprensione di queste caratteristiche presentando in modo sintetico gli sviluppi e le conclusioni più recenti che riguardano questa tecnica non farmacologica. 

La KD ha dimostrato buoni profili di sicurezza e tollerabilità nella maggior parte degli individui che hanno partecipato alle sperimentazioni cliniche anche se l’efficacia è ancora incerta. Dalla ricerca preclinica, invece, sono state ottenute prove più coerenti che indicano come possa essere impiegata come trattamento aggiuntivo per combattere i gliomi. Inoltre, in particolare nei report e nelle sperimentazioni cliniche riguardanti il ​​GBM (glioblastoma), è emerso un potenziale effetto benefico. L’implementazione dell’indice glucosio/chetone standardizzato (GKI) nelle sperimentazioni cliniche fornisce una solida base per confrontare la fattibilità della KD indipendentemente dal regime dietetico utilizzato. Migliori strategie di studio, e l’inclusione di un gruppo di controllo per migliorare la comprensione della sopravvivenza complessiva e della sopravvivenza libera da progressione, sono tra i nuovi elementi di ricerca che devono essere implementati. Gli Autori ritengono anche che sarebbe necessario approfondire in futuro un aspetto che non è stato studiato finora nelle sperimentazioni, ossia l’efficacia dell’inibizione della glutaminolisi e dei percorsi mSLP (fosforilazione a livello del substrato mitocondriale) in isolamento o in combinazione con la KD nel trattamento del GBM.

Fonte: J Pers Med. 2024 

https://www.mdpi.com/2075-4426/14/9/929

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