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La diagnosi di sclerosi multipla può essere significativamente migliorata misurando lo spessore degli strati retinici dell’occhio. È quanto mostra uno studio condotto da ricercatori della MedUni e dell’University Hospital di Vienna, secondo il quale la metodica aiuta a rilevare la condizione in una fase precoce e a prevederne la progressione in modo più accurato, con il vantaggio di portare a un miglioramento degli outcome per i pazienti. I risultati della ricerca sono stati pubblicati da Neurology.
Il team ha esaminato 267 pazienti con sclerosi multipla in un periodo di cinque anni. La ricerca si è basata sui risultati di uno studio pubblicato nel 2022 che mostrava che il danno alla retina correlato alla recidiva di sclerosi multipla riflette il grado di danno a livello del cervello. In particolare, secondo questa ricerca precedente, una riduzione di cinque micrometri nello spessore dello strato retinico in seguito a neurite ottica indica un rischio raddoppiato di invalidità permanente dopo una ricaduta successiva.
Sulla coorte di pazienti austriaci, i ricercatori hanno confermato che lo spessore dello strato retinico, misurato con la tecnica diffusa che è la tomografia a coerenza ottica, può essere un biomarker preciso per la diagnosi precoce. La metodica consente di acquisire immagini tridimensionali ad alta risoluzione di strati di tessuto che misurano solo pochi micron. “È una procedura già a disposizione”, ha spiegato Gabriel Bseth, primo autore dello studio. “Utilizzando la tomografia insieme agli attuali criteri per diagnosticare la sclerosi multipla, otteniamo risultati significativamente più accurati in una fase molto precoce. Questo significa che possiamo iniziare prima le terapie”, ha aggiunto il ricercatore austriaco.
Fonte: Neurology 2023
https://n.neurology.org/content/early/2023/07/03/WNL.0000000000207507
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