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La Conferenza delle Regioni raggiunge l’accordo sul riparto del Fondo Sanitario 2024
La Conferenza delle Regioni del 25 luglio ha approvato all’unanimità la proposta di riparto del Fondo Sanitario Nazionale […]
Il tartaro dentale rappresenta un fattore eziologico di seconda linea nei confronti della malattia parodontale e, in considerazione della sua capacità di fissare la placca, viene periodicamente rimosso dagli igienisti orali per mantenere un buono stato di salute della bocca.
Nonostante il suo ruolo patogenetico, però, il tartaro può essere utile nell’ambito delle scienze forensi poiché si tratta di un elemento potenzialmente in grado di fornire dati importanti per l’identificazione di parti umane e talora anche per l’accertamento delle cause di morte.
Inoltre, il tartaro è spesso oggetto di studio per stabilire le abitudini alimentari e lo stato di salute generale di popolazioni antiche. L’uso del microscopio ottico e di quello elettronico a scansione ha permesso inizialmente di effettuare ricerche approfondite riguardanti particelle di minime dimensioni rimaste bloccate nel calcio del tartaro, ma, attualmente, tecniche più sofisticate consentono anche un approccio molecolare degli studi focalizzati su questa materia. Tra i metodi più moderni, occupano un posto di rilievo le analisi delle proteine e del DNA antico (aDNA) che hanno come obiettivo principale i batteri presenti nella bocca per valutare i mutamenti del microbiota orale. Tali cambiamenti hanno infatti una notevole importanza sia nell’identificazione di marcatori di diverse patologie sistemiche, sia, in determinate particolari ricerche, per mettere in evidenza il periodo di transizione tra società agricola e industriale.
Fonte: Br Dent J. 2022
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36494546/
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