Fascicolo sanitario elettronico: vantaggi e fattori che influenzano il coinvolgimento del paziente

Fornire ai pazienti l’accesso al fascicolo sanitario elettronico (FSE), coinvolgendoli nell’auto-gestione dell’assistenza, può migliorare la qualità delle cure. Tuttavia, non è detto che la disponibilità di questi strumenti sia legata a un aumento dell’accesso alle informazioni sanitarie da parte dei pazienti.

Vantaggi del FSE

Attraverso il FSE, il cittadino può tenere traccia della sua storia medica e può condividerla con i professionisti sanitari che possono consultare e inserire dati su tutto il territorio nazionale. L’assistito, così, ha una maggiore libertà nella scelta dell’assistenza e nella condivisione delle informazioni. Inoltre, l’accesso al FSE da parte degli operatori sanitari, soprattutto in situazioni di emergenza, consente di conoscere tutto ciò che è necessario per intervenire con prontezza, a garanzia dell’efficienza e dell’efficacia dell’assistenza al paziente.

I vantaggi del FSE si evidenziano nella possibilità di avere accesso a informazioni accurate, aggiornate e complete sui pazienti presso il punto di cura, in modo rapido, per un’assistenza più coordinata ed efficiente. La condivisione sicura delle informazioni digitali può aiutare, poi, ad avere una diagnosi più efficace, riducendo gli errori medici e fornendo cure più adatte. Inoltre, attraverso l’utilizzo del FSE si può migliorare l’interazione e la comunicazione tra paziente e operatore sanitario e contribuire a promuovere una documentazione leggibile e completa. Infine, vi è un vantaggio a livello economico, con meno costi associati a ridotte documentazione e duplicazione degli esami medici.

Fattori che hanno un impatto sul coinvolgimento

Dall’età alla capacità di usare gli strumenti digitali, fino ai servizi sanitari e alle politiche globali, sono diversi i fattori agendo sui quali si possono favorire scelte condivise da parte dei pazienti che accedono al FSE. A raccoglierli è una review della letteratura, pubblicata sull’International Journal of Medical Information e condotta da un team guidato da Robin van Kessel, della London School of Economics, e Sruthi Ranganathan, dell’Università di Cambridge. Per l’indagine, i ricercatori hanno analizzato 292 tra studi, editoriali, commenti e altre pubblicazioni. Complessivamente, il team ha estratto 44 fattori, distinti in sette diversi domini: sociale e demografico, come l’età, l’appartenenza a minoranze etniche o il fatto di soffrire di malattie gravi o di disabilità; capacità del paziente sia nell’utilizzare gli strumenti digitali che nel leggere acronimi o risultati degli esami; motivazione del paziente, per esempio se una persona non trova utile l’accesso ai dati sanitari o se vede in pericolo la sua privacy; atteggiamento e competenze degli operatori, come la capacità di usare le tecnologie digitali, e dei sistemi sanitari; fattori legati alle tecnologie stesse; fattori legati alle politiche sanitarie.

Secondo gli autori, i fattori mappati si sovrappongono a quelli legati all’adozione di altri strumenti di salute digitale, come la telemedicina, e mostrano l’importanza di investire nell’alfabetizzazione, anche a livello generale, in modo che le competenze digitali siano presenti nel momento in cui le persone diventano pazienti.

Riferimenti: