Trapianti di cuore da donatori DCD e DBD: stessi esiti renali a breve termine

Uno studio pubblicato sulla rivista Journal of the American Heart Association (JAHA) ha analizzato gli esiti renali nei pazienti sottoposti a trapianto di cuore da donatori deceduti per arresto cardiocircolatorio (DCD) e da donatori in morte cerebrale (DBD). La ricerca, condotta su 225 pazienti tra aprile 2016 e agosto 2022, ha confrontato i due gruppi per valutare se vi fossero differenze nelle complicanze renali post-trapianto.

I risultati indicano che, entro la prima settimana dal trapianto, gli esiti renali nei riceventi di cuore DCD erano simili a quelli dei riceventi DBD. Entrambi i gruppi hanno registrato un calo della funzione renale, misurato tramite la variazione percentuale del tasso stimato di filtrazione glomerulare (eGFR), senza differenze significative tra i due gruppi (−37,9% per DCD contro −31,9% per DBD). Anche l’incidenza di insufficienza renale acuta (AKI) e la necessità di terapia sostitutiva renale erano pressoché identiche (47,3% per DCD e 46,5% per DBD).

Tuttavia, lo studio ha evidenziato che i pazienti affetti da AKI precoce, sia in DCD che in DBD, presentavano una ridotta capacità di recupero della funzione renale a lungo termine. Nei trapiantati con AKI, l’eGFR a 16 settimane restava inferiore rispetto ai valori di partenza, suggerendo una persistenza della disfunzione renale.

In conclusione, i risultati supportano l’uso continuo dei cuori provenienti da donatori DCD, poiché i risultati renali sono comparabili a quelli dei trapianti DBD. Tuttavia, l’AKI precoce rappresenta un fattore di rischio per una ridotta funzionalità renale a lungo termine in entrambi i tipi di trapianto.

Fonte: J Am Heart Assoc. 2024

https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/JAHA.124.035443

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