Colpa medica. Nordio: “Molto difficile se non impensabile una depenalizzazione”

Sono partiti martedì 18 aprile i lavori della “Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica”, istituita con un decreto del ministro della Giustizia Carlo Nordio del 28 marzo scorso e insediata formalmente lo scorso 13 aprile.

L’obiettivo della Commissione, come ha spiegato lo stesso ministro Nordio nel suo intervento alla cerimonia di insediamento, è quello di “analizzare l’attuale quadro normativo e giurisprudenziale, in cui si iscrive la responsabilità colposa sanitaria, per discuterne limiti e criticità e proporre – come stabilito nel decreto ministeriale – un dibattito in materia di possibili prospettive di riforma”.

Il lavoro di questa commissione, ha detto Nordio, sarà “uno strumento, per successivi interventi normativi volti a ridurre le criticità”. Il Ministro ha tenuto poi a sottolineare che il suo dicastero assicura “estrema attenzione” verso la professione medica che per “la sua rilevanza sulla salute dei cittadini e sulle finanze pubbliche”.

“Mi rendo conto che è molto difficile per non dire impossibile una depenalizzazione del reato di colpa medica – chiarisce però il Ministro (che ha detto di averne parlato ufficiosamente con il ministro Schillaci) – perché bisognerebbe intervenire sulla struttura complessiva di omicidio e lesioni colpose, della responsabilità omissiva, del nesso di causalità e via dicendo”.

Ma se è appunto molto improbabile una depenalizzazione, secondo Nordio, “si può ridurre la possibilità di aggredire gli operatori sanitari con denunce e cause civili: il paziente è il primo interessato ad avere un medico che operi in serenità”.

Ma in questo senso, sia la legge Balduzzi che la legge Gelli, ha detto Nordio, “non sono riuscite a risolvere a monte il problema”.

“Tutelare insieme il paziente e il medico, riducendo le attuali criticità”, questa la via indicata dal ministro che ha rimarcato come il malato sia “la prima vittima della medicina difensiva, diventata una zavorra per l’operatore sanitario, che ha il diritto di lavorare con tranquillità, e per il malato, che ha il diritto di non essere sottoposto ad esami inutili e costosi, solo perché il medico pensa così di difendersi da possibili aggressioni giudiziarie”.

Il Presidente della commissione, il magistrato Adelchi d’Ippolito, ha poi ribadito la necessità di “individuare un punto di equilibrio, per garantire al paziente una piena tutela e assicurare al medico tranquillità e serenità nell’esercizio della sua professione: il paziente deve accostarsi alle strutture mediche con fiducia. Un medico preoccupato farebbe o troppo o troppo poco”.

“Si può ridurre l’area penale, necessario lavorare anche sulla prevenzione”, ha aggiunto infine il Viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto.

La commissione, il cui mandato scadrà il 28 marzo 2024, è composta da Enrico Elio Del Prato, professore ordinario di diritto civile (Università La Sapienza di Roma), Vittorio Fineschi, professore ordinario di Medicina legale (Roma La Sapienza), Antonio Fiorella, professore emerito di diritto penale (Roma La Sapienza), Giulio Maira, adjunct professor di neurochirurgia (università Humanitas di Milano), Francesco Musumeci, direttore Uoc di cardiochirurgia e dei trapianti di cuore (Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma), Antonella Polimeni (Rettrice Università La Sapienza, Roma), Giovanni Scambia, professore ordinario istituto di clinica ostetrica e ginecologica (ospedale Gemelli di Roma), Attilio Zimatore, professore ordinario di istituzioni di diritto privato (Università Luiss Guido Carli di Roma), Matteo Caputo, professore ordinario di diritto penale (università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).

Partecipano ai lavori della commissione i vertici del Gabinetto del ministero della Giustizia, dell’Ufficio legislativo e del Dipartimento per gli affari di giustizia.

Questi gli obiettivi della Commissione come specificato nel decreto che l’ha istituita:

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