Ocse. Le spese per l’assistenza agli anziani si moltiplicheranno di 2,5 volte entro il 2050.
L'invecchiamento della popolazione sta accelerando, mettendo ulteriore pressione sulle capacità fiscali dei paesi di fornire un'adeguata assistenza a […]
Un anno fa entrava in carica il Governo guidato da Giorgia Meloni, il sessantottesimo esecutivo della Repubblica Italiana. Al 22 ottobre 2022 risale il giuramento al Quirinale, poi la fiducia alla Camera dei deputati il 25 ottobre 2022 (con 235 voti favorevoli, 154 contrari e 5 astenuti) e il giorno seguente al Senato della Repubblica (con 115 voti favorevoli, 79 contrari e 5 astenuti). Cosa ne è stato della sanità in questi 365 giorni? Ecco una sintesi delle principali dichiarazioni e interventi di questo primo anno di Governo Meloni e del ministero della Salute guidato da Orazio Schillaci.
L’agenda di Meloni e Schillaci
Dopo due anni di pandemia e polemiche con le misure decise dai Governi susseguiti nel corso della pandemia, era atteso che nelle prime dichiarazioni sul tema sanità il neo presidente del Consiglio intervenisse proprio su questo. In realtà quello al Covid fu l’unico argomento di sanità trattato nel suo discorso alle Camera il 25 ottobre (“L’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero Occidente, arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche; nonostante questo, è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi. Qualcosa decisamente non ha funzionato”) se si escludono i due brevi accenni all’aborto (“Vedremo, alla prova dei fatti, anche su diritti civili e aborto, chi mentiva e chi diceva la verità in campagna elettorale su quali fossero le nostre reali intenzioni”) e all’autonomia differenziata (“Intendiamo dare seguito al processo virtuoso di autonomia differenziata già avviato da diverse Regioni italiane secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale”.
È durante l’intervento al Senato, il 26 ottobre, che Giorgia Meloni entra più nel merito delle linee d’azione che intende seguire in sanità, a partire dalla volontà di “riportare la sanità verso i territori, valorizzare il ruolo dei medici di medicina generale, coinvolgere il sistema delle farmacie nell’erogazione di alcune prestazioni perché sono uno dei primi presidi sul territorio”. Meloni cita anche la necessità di puntare sulla digitalizzazione del Ssn e alla telemedicina, ma mette tra i suoi capisaldi anche la lotta alle disuguaglianze perché “non è accettabile il dilagare del turismo sanitario che abbiamo conosciuto in questi anni ed è obiettivo ridurre le disuguaglianze tra le regioni nell’erogazione delle prestazioni sanitarie nei Lea”.
Torna infine sulla questione Covid per spiegare che non c’è nulla di antiscientifico nel contestare le scelte dei precedenti governi. “Noi abbiamo sempre riconosciuto il valore della scienza” ma “non abbiamo condiviso di quello che si è fatto in passato durante i vostri governi è proprio che non ci fossero in alcuni casi evidenze scientifiche alla base dei provvedimenti che si prendevano” perché “quando si prendono delle decisioni devono essere supportate da evidenze, non da scelte politiche, perché la scienza non è una scelta politica, è un’altra cosa.”.
Agli inizi di novembre arriva la prima intervista del ministro Orazio Schillaci e si inizia ad affrontare per la prima volta il problema della carenza dei medici: “Con l’impulso del Covid i numeri delle scuole di specializzazioni sono cresciuti ma oggi va fatta un’analisi precisa di specialisti che serviranno in futuro”. “Ci sono alcune scuole di specializzazione che hanno meno appeal” e uno dei problemi “è legato agli emolumenti che percepiscono alcuni medici specialisti. Vanno per questo identificate delle indennità premiali, incentivi economici per chi, per esempio, lavora in Pronto soccorso”. Ma, in generale, aumentare lo stipendio ai medici “è un impegno che prenderò sin dall’inizio di questo mio mandato”, ma più risorse vanno trovare anche per “gli operatori sanitari”.
Impegno ribadito a dicembre al Senato, nel corso della presentazione delle linee programmatiche del ministero, in cui evidenzia anche l’urgenza di agire sui vincoli di spesa che riguarda il personale per assicurare alle regioni i necessari strumenti di flessibilità, in coerenza con le dinamiche di potenziamento degli organici già avviate per rafforzare strutturalmente i servizi sanitari regionali, anche con l’obiettivo di recuperare le liste d’attesa sensibilmente aumentate a causa dell’emergenza pandemica.
L’allentamento delle restrizioni Covid.
Una delle prime misure è stata l’abrogazione dell’obbligo di isolamento per chi ha contratto il Covid. Rivisto anche il monitoraggio dei dati che da quotidiano è passato ad essere settimanale. Rimane fino alla fine dell’anno l’obbligo di mascherina fino al 31 dicembre 2023.
Riforma Aifa
Approvata a dicembre, stabilisce l’abolizione della figura del Direttore generale, i cui poteri e doveri vengono trasferiti al presidente. Prevista anche la soppressione della Commissione tecnico-scientifica per la valutazione dei farmaci (Cts) e del Comitato prezzi e rimborso (Cpr), le cui funzioni vengono attribuite ad una nuova commissione unica denominata Commissione Scientifica ed Economica del Farmaco (Cse) composta in tutto da dieci membri, al posto dei 10 per ciascuna delle due precedenti Commissioni. Il decreto attuativo della riforma è oggi all’attenzione della Stato-Regioni.
La prima manovra: arriva l’indennità di Pronto Soccorso
Il Fondo sanitario nazionale crescerà di 2,150 miliardi nel 2023 che si aggiungono ai 2 in più già stanziati dalla manovra del precedente Governo. Una buona parte di questo ulteriore incremento, per la precisione 1,4 miliardi, verrà però destinato a far fronte all’aumento del caro energia. Ci sono poi 200 milioni per incrementare a partire dal 2024 l’indennità per il personale dei pronto soccorso. Alle farmacie verrà riconosciuta una remunerazione aggiuntiva di 150 milioni per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Ssn. Prolungato il bonus psicologo e incrementate le borse per la medicina general
Autonomia Differenziata, il Ddl Calderoli
Approvato dal Governo a febbraio, il disegno di legge quadro sull’autonomia punta, secondo le parole di Giorgia Meloni, “a costruire un’Italia più unita, più forte e più coesa. Il Governo avvia un percorso per superare i divari che oggi esistono tra i territori e garantire a tutti i cittadini, e in ogni parte d’Italia, gli stessi diritti e lo stesso livello di servizi. La fissazione dei Livelli essenziali delle prestazioni, in questi anni mai determinati, è una garanzia di coesione e unità. Un provvedimento che declina il principio di sussidiarietà e dà alle Regioni che lo chiederanno una duplice opportunità: gestire direttamente materie e risorse e dare ai cittadini servizi più efficienti e meno costosi”.
Il testo è composto di dieci articoli. Anche la sanità rientrerà tra le materie oggetto di possibile autonomia differenziata, e anche per la sanità scatteranno i “Lep”, Livelli essenziali delle prestazioni, allineandosi nella terminologia a quanto previsto dall’articolo 117, lettera m) della Costituzione. Nella sostanza, tuttavia, non dovrebbe cambiare nulla, in quanto in sanità esistono già da tempo i Lea, Livelli essenziali di assistenza, previsti dal Dlgs 502 del 1992 e definiti per la prima volta nel 2001.
Se i Lep dovranno essere garantiti su tutto il territorio nazionale, l’articolo 5 del ddl contiene disposizioni di principio sull’attribuzione delle “risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie per l’esercizio da parte delle Regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”. Il finanziamento delle funzioni attribuite, le cui modalità sono definite dall’intesa, avviene attraverso “compartecipazioni al gettito di uno o più tributi erariali a livello regionale, in modo tale da consentire l’integrale finanziamento delle funzioni attribuite”. Le Regioni che potranno trattenere più gettito fiscale si potrebbero così trovare nelle condizioni di offrire ulteriori prestazioni aggiuntive ai propri cittadini rispetto ad altre. Starà al buon funzionamento del meccanismo di perequazione evitare questo rischio.
Medici convenzionati in pensione a 72 anni
Lo prevede il Milleproroghe approvato a febbraio 2022. Al fine di far fronte alle esigenze del Ssn e garantire i Lea, in assenza di offerta di personale medico convenzionato collocabile, che le aziende del Ssn fino al 31 dicembre 2026 possono trattenere in servizio possono trattenere in servizio, a richiesta degli interessati, il personale medico in regime convenzionato col Ssn di cui al Dlgs 502/92, in deroga ai limiti previsti dalle disposizioni vigenti per il collocamento in quiescenza, fino al compimento del settantaduesimo anno di età.
Per le sostituzioni dei medici di famiglia e dei pediatri in formazione, si prevede anche la possibilità per i laureati in medicina e chirurgia abilitati di assumere incarichi provvisori o di sostituzione di medici di medicina generale, nonché alla possibilità per i medici iscritti al corso di specializzazione in pediatria, durante il percorso formativo, di assumere incarichi provvisori o di sostituzione di pediatri di libera scelta convenzionati con il servizio sanitario nazionale, sono prorogate al 31 dicembre 2023.
La stretta ai medici a gettoni
Arriva con il decreto Bollette. Le aziende e gli enti del Servizio Sanitario Nazionale, prevede il decreto, possono procedere alle esternalizzazioni una volta e senza proroga per l’affidamento a terzi di servizi medici ed infermieristici e solo in determinate condizioni. Al contempo si consente alle aziende ed enti del Servizio sanitario nazionale di ricorrere, per l’anno 2023, alle prestazioni aggiuntive previste dalla contrattazione collettiva nazionale per il personale medico ed infermieristico, consentendo, in deroga alla contrattazione, un aumento della relativa tariffa oraria fino a 100 euro lordi onnicomprensivi, per il personale medico, e a 50 euro lordi onnicomprensivi per il personale infermieristico, al netto degli oneri riflessi a carico dell’amministrazione.
Viene poi previsto un incremento a decorrere dal 1 giugno e fino al 31 dicembre 2023 delle risorse destinate alla corresponsione dell’indennità di pronto soccorso, pari a 100 milioni di euro complessivi, dei quali 30 destinati alla dirigenza medica e 70 al personale del comparto sanità. Resta fermo l’incremento a regime di 200 milioni di euro delle citate risorse dal 1 gennaio 2024 già previste.
Si elimina il vincolo di esclusività per personale infermieristico e ostetriche.
Lea. Finalmente il Decreto Tariffe
Arriva ad aprile, dopo 6 anni di attesa, l’ok dalla Stato-Regioni al decreto Tariffe per i Lea. Per la specialistica ambulatoriale si partirà a gennaio 2024 mentre per la protesica da aprile 2024. Tra le altre cose, nuovi tariffari su Procreazione medicalmente assistita, consulenza genica fino a prestazioni di elevatissimo contenuto tecnologico come l’adroterapia o di tecnologia recente come l’enteroscopia con microcamera ingeribile e la radioterapia stereotassica.
Diritto all’oblio oncologico
Il provvedimento intende far fronte al fenomeno ricorrente per cui, nonostante l’avvenuta guarigione clinica, una consistente parte di persone guarite dal tumore sperimentano discriminazioni nell’esercizio dei propri diritti, in particolare con riferimento all’accesso a servizi finanziari, bancari e assicurativi, rimuovendo, ai sensi dell’articolo 3 della Costituzione, gli ostacoli che limitano l’eguaglianza di questi soggetti la cui aspettativa di vita è aumentata, incluse le limitazioni all’accesso alle procedure di adozione di minori.
La querelle sulla Pillola contraccettiva gratuita
Ad aprile 2023, il Comitato prezzi e rimborsi dell’Agenzia italiana del farmaco ha ratificato il suo parere positivo sulla proposta, già approvata dalla Commissione tecnico-scientifica dell’ente regolatorio sui medicinali, di rendere la contraccezione ormonale gratuita per tutte le donne italiane. Alla notizia è seguito un lungo dibattito politico-istituzionale dai toni accesi, animato da critiche sia di matrice ideologica, che economica. Dopo 6 mesi, si attende ancora che il consiglio di Amministrazione dell’Aifa si esprima sul dossier, dopo aver reso noto di aver richiesto approfondimenti tecnici, in particolare sulla possibilità di limitare le fasce d’età per le quali pillola e altri prodotti per la contraccezione ormonale potrà essere resa gratuita.
Olio di Canapa
Ad agosto, un decreto del ministero della Salute ha disposto che il cannabidiolo, estratto ottenuto dalla cannabis, entrasse nella tabella degli stupefacenti, con il conseguente divieto di vendita nei negozi (ad esempio sotto forma di olio in gocce). Il decreto ha revocato la sospensione di un altro provvedimento del 2020 che inseriva le composizioni per la somministrazione ad uso orale del Cbd nella tabella dei medicinali allegata al testo unico sulle droghe. Il 5 ottobre il Tar del Lazio ha però sospeso (fino a domani) il decreto del ministero della Salute, accogliendo un ricorso che denunciava l’illegittimità del provvedimento emanato senza la previa adozione del parere del Consiglio Superiore di Sanità, richiesto dalla vigente normativa, e senza che sia stato chiarito se gli effetti del cannabidiolo varino con la percentuale di utilizzo.
Payback dispositivi medici
Una patata bollente lasciata dal precedente Governo con 2,2 mld di euro a carico delle aziende per il ripiano del tetto per gli anni 2015-2018. Il Governo nel Dl Bollette ha stanziato 1,1 miliardi ma l’altra metà è a carico delle imprese che avranno tempo fino al 30 ottobre.
La seconda manovra del Governo Meloni
Il Fondo sanitario toccherà nel 2024 quota 134,1 mld, che saliranno a 135,39 mld nel 2025 e a 136 mld nel 2026. Sono questi i macro-numeri della manovra. “Per il prossimo anno in aggiunta all’incremento di 2,3 miliardi già previsto dalla precedente legge di bilancio ci sarà un ulteriore incremento di 3,3 miliardi per un totale incremento nell’anno di 5,6 mld. Per il 2025 in aggiunta ai 2,6 miliardi di incremento già stanziati sono previsti altri quattro miliardi per un totale incrementale nell’anno di 6,6 miliardi altri 4,2 miliardi sono stati stanziati per il 2026 in aggiunta ai 2,6 già previsti per un totale incrementale nell’anno di 6,8 miliardi”.
Rinnovo contratti Dirigenza medica e sanitaria e Comparto sanità. Per il rinnovo 2022-2024 sono stanziati 2,4 miliardi
Incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive per il personale medico infermieristico e tecnico operante nelle aziende e negli enti del sistema sanitario nazionale. Nel triennio 2024-2026 le aziende gli enti del servizio sanitario nazionale possono ricorrere all’incremento per tutte le prestazioni aggiuntive previste dalla contrattazione collettiva nazionale per il personale medico e del comparto sanitario consentendo in deroga alla contrattazione stessa un aumento della relativa tariffa oraria fino a 100 euro omnicomprensivi per il personale medico e a 60 euro omnicomprensivi per il personale tecnico e infermieristico del comparto al netto degli oneri di riflessi a carico dell’amministrazione”. Costo 280 mln.
Rifinanziamento dei piani operativi per l’abbattimento delle liste d’attesa. La norma estende anche per l’anno 2024 la possibilità per le regioni e province autonome di utilizzare una quota fino allo 0,4% del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorrerà lo stato (sono circa 520 milioni) al fine di dare completa attuazione al piano operativo e al recupero delle liste d’attesa coinvolgendo altresì strutture private accreditate.
Aggiornamento tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati. La proposta mira ad adeguare il tetto posto dalla normativa vigente con il decreto Balduzzi all’acquisto di prestazioni sanitarie da privato agli incrementi degli oneri previsti per l’acquisto di prestazioni sanitarie di assistenza specialistica ambulatoriale derivanti dall’approvazione dei nuovi Lea. L’impatto della misura è di circa 360 mln di euro.
Farmaci. Prevista la rideterminazione del tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti nella misura dell’8,5% a decorrere dall’anno 2024 (oggi è all’8,3%) conseguentemente il tetto della spesa farmaceutica convenzionata di determinato al valore del 6,8% (oggi è al 7%) a decorrere sempre dall’anno prossimo fermo il valore percentuale del tetto per acquisti diretti di gas medicinali. Quindi la proposta fermo restando il valore complessivo del tetto di spesa al 15,30% consentirà di liberare spazi attualmente sottoposti al payback. Allo stesso tempo entro il 30 marzo 2024 l’Aifa dovrà aggiornare il Prontuario della territoriale individuando i farmaci che dal canale distributivo ospedaliero possano passare alla distribuzione presso le farmacie territoriali.
I cambi di guardia ai vertici del Ministero, di Aifa e Iss
Molti i cambiamenti durante il primo anno. Primo fra tutti la non riconferma di Nicola Magrini alla direzione di Aifa con Anna Rosa Marra che ha assunto la carica di direttore facente funzioni in attesa della partenza della riforma. All’Iss non è stato confermato Silvio Brusaferro e al suo posto è arrivato Rocco Bellantone. Cambi anche nelle direzioni ministeriali con Francesco Vaia nominato alla Prevenzione, Americo Cicchetti alla Programmazione e Mariella Mainolfi alle Professioni sanitarie. Nelle ultime settimane hanno fatto notizia poi le dimissioni del Capo di Gabinetto Arnaldo Morace Pinelli, sostituito da Marco Mattei.
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