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Uno studio pubblicato su JAMA Neurology ha esplorato come l’epilessia del lobo temporale (TLE) resistente ai farmaci, comunemente associata a danni nell’ippocampo, possa essere meglio compresa come un disturbo delle reti cerebrali piuttosto che limitarsi alla sola patologia ippocampale. Le attuali strategie chirurgiche, come la resezione e la neurostimolazione responsiva (RNS), si concentrano principalmente su quest’area, ma nuovi dati suggeriscono che i cambiamenti nel cervello avvengono anche in regioni distanti dall’ippocampo.
Lo studio, condotto su 94 pazienti diagnosticati con TLE tra il 2009 e il 2022 in quattro centri di riferimento in Canada, Messico, Cina e Stati Uniti, ha analizzato come le reti cerebrali collegate alle aree di atrofia dell’ippocampo siano associate ai risultati della neurostimolazione. Confrontando le mappe di spessore dell’ippocampo di questi pazienti con quelle di 120 individui sani, sono state identificate due reti cerebrali funzionalmente collegate alle aree di atrofia.
La prima rete, correlata positivamente con le regioni temporolimbiche, prefrontali mediali e parietali, è risultata associata a cambiamenti della sostanza bianca. Al contrario, la seconda rete, correlata negativamente con le regioni frontoparietali, è stata collegata all’atrofia corticale. In 38 pazienti trattati con RNS, è stato osservato che la connettività tra il sito di stimolazione e le aree atrofizzate della seconda rete era associata a una riduzione delle crisi epilettiche.
Questi risultati suggeriscono che l’epilessia del lobo temporale non è confinata all’ippocampo, ma si manifesta in un’ampia rete di regioni cerebrali. Questo approccio basato sulle reti potrebbe aprire la strada a nuove terapie che mirino non solo all’ippocampo, ma anche ad altre aree cerebrali collegate, migliorando l’efficacia dei trattamenti e riducendo le crisi.
Fonte : JAMA Neurol, 2024
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