In Italia tasso di mortalità per tumori sopra la media. Il rapporto Ocse
16.11.2023 | Quotidiano Sanità
Il cancro è stato la seconda causa di morte nei Paesi Ocse dopo le malattie circolatorie, rappresentando il 21% di tutti i decessi nel 2021. Le principali cause di mortalità legate al cancro includono quello ai polmoni (20%), al colon-retto (10,9%), al seno (14,7% tra le donne) e il cancro alla prostata (10,1% tra gli uomini). Questi quattro rappresentano quasi il 44% di tutti i tumori diagnosticati nei Paesi Ocse. I tassi di mortalità per cancro sono diminuiti dal 2000, anche se in media il calo è stato più modesto rispetto alle malattie circolatorie.
E l’Italia non ne esce, non solo a causa di un tasso di mortalità superiore alla media Ocse, ma anche per livelli bassi di adesione ai programmi di screening per alcune patologie oncologiche. Questo quanto emerge dall’ultimo rapporto Ocse Health at a glance 2023.
Il cancro ai polmoni è la principale causa di morte sia per gli uomini che per le donne, rappresentando il 23,2% dei decessi per cancro tra gli uomini e il 16,8% tra le donne. Il fumo rappresenta il principale fattore di rischio per il cancro ai polmoni. Anche il cancro del colon-retto è una delle principali cause di morte sia per gli uomini che per le donne, rappresentando il 10,9% dei decessi correlati al cancro per entrambi i sessi. La diffusione di programmi di screening per i tumori del colon-retto nelle popolazioni più anziane ha portato a un calo dell’incidenza tra gli anziani. Negli ultimi anni, tuttavia, in molti Paesi Ocse si è osservato un aumento dell’incidenza del cancro colorettale tra i pazienti più giovani. Oltre all’età e ai fattori genetici, l’esposizione ai raggi ultravioletti, una dieta ricca di grassi e povera di fibre, la mancanza di attività fisica, l’obesità, il fumo e il consumo di alcol aumentano il rischio di sviluppare la malattia.
Il tumore al seno è la seconda causa di mortalità per cancro nelle donne (14,7% dei decessi). Mentre i tassi di incidenza del tumore al seno sono aumentati nell’ultimo decennio, i tassi di mortalità sono diminuiti o si sono stabilizzati – il che indica una diagnosi e un trattamento più precoci – e di conseguenza i tassi di sopravvivenza sono più elevati. Il cancro alla prostata è la terza causa di mortalità per cancro tra gli uomini, con il 10,1% di tutti i decessi correlati al cancro.
I tassi di mortalità per cancro sono stati in media di 202 decessi per 100.000 abitanti nei Paesi Ocse nel 2021, in aumento rispetto ai 191 del 2019. Tra i Paesi Ocse, i tassi di mortalità sono stati più alti in Ungheria, Slovacchia, Slovenia, Lettonia e Polonia (240 o più) e più bassi in Messico e Turchia (meno di 160). L’Italia, con 205 decessi per 100.000 abitanti ha un tasso di mortalità superiore rispetto alla media Ocse.
Un dato che indica come ci sia ancora molto da lavorare sulla prevenzione e gli screening, soprattutto per alcune tipologie di tumore. Una diagnosi e un trattamento più precoci, infatti, aumentano notevolmente i tassi di sopravvivenza al cancro. Questo spiega in parte perché, ad esempio, Paesi come l’Australia e il Belgio hanno tassi di mortalità inferiori alla media pur avendo tassi di incidenza del cancro relativamente elevati.
A peggiorare la situazione è stata di certo la pandemia Covid che ha gravemente compromesso i programmi di diagnosi precoce e cura del cancro nei Paesi Ocse. Il numero di servizi di screening e trattamento dei tumori è stato significativamente ridotto in quasi tutti i Paesi Ocse, in particolare durante l’inizio della pandemia e la prima introduzione di restrizioni e blocchi dopo il marzo 2020. Di conseguenza, la diagnosi e il trattamento del cancro sono stati notevolmente ritardati all’inizio del 2020.
L’Ocse suggerisce inoltre come gli interventi per ridurre le disuguaglianze socioeconomiche nella mortalità per cancro “dovrebbero concentrarsi sulle persone con livelli di istruzione più bassi, poiché questo gruppo di popolazione ha tassi di mortalità per cancro più elevati nella maggior parte dei Paesi Ocse”.
Ma tornando agli screening, la maggior parte dei Paesi Ocse ha programmi di screening per il cancro al seno, al collo dell’utero e al colon-retto per le popolazioni target, ma per ogni tipo di tumore, la popolazione target, la frequenza dello screening e i metodi possono variare da nazione a nazione. Nel caso del tumore al seno, i Paesi Ocse offrono in genere controlli di screening ogni due anni alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni. Il tasso di screening varia notevolmente; nell’ultimo periodo ha raggiunto un massimo dell’83% della popolazione target in Danimarca e un minimo in Messico e in Turchia, dove meno del 25% delle donne nella fascia di età target si è sottoposta a un esame mammografico negli ultimi due anni. L’Italia con il 56% di popolazione target raggiunta supera di poco la media Ocse del 54%.
Nei Paesi Ocse, lo screening del cancro della cervice viene spesso effettuato ogni tre anni alle donne di età compresa tra i 20 e i 69 anni, anche se la popolazione target e la frequenza dello screening possono cambiare con l’integrazione dei programmi di vaccinazione contro il papillomavirus (Hiv) nella maggior parte dei Paesi. L’Oms raccomanda che i Paesi si impegnino a raggiungere un tasso di incidenza inferiore a quattro nuovi casi di cancro del collo dell’utero ogni 100.000 donne ogni anno. Per raggiungere questo obiettivo, l’Oms raccomanda un tasso di copertura della vaccinazione contro l’Hpv del 90% tra le ragazze all’età di 15 anni, una copertura del 70% dello screening del cancro della cervice tra i 35 e i 45 anni e un miglioramento della copertura nel trattamento di questo tumore.
Le percentuali di donne di età compresa tra i 20 e i 69 anni che sono state sottoposte a screening per il cancro del collo dell’utero nei tre anni precedenti varia molto tra i diversi Paesi. Nel 2021, il tasso più alto del 79% è stato raggiunto in Svezia, seguito dal 75% nella Repubblica Ceca, mentre il tasso più basso era del 3% in Costa Rica. In questo caso l’Italia con il 39% raggiunge un risultato molto inferiore rispetto alla media Ocse del 53%.
Rispetto ai tumori del seno e del collo dell’utero, un numero minore di Paesi Ocse dispone di programmi di screening a livello nazionale per il cancro del colon-retto. Le linee guida nazionali raccomandano in genere test biennali del sangue occulto nelle feci per le persone tra i 50 e i 60 anni, ma alcuni Paesi utilizzano altri metodi, tra cui gli esami di colonscopia, con conseguenti differenze nelle frequenze di screening raccomandate, rendendo difficile il confronto della copertura di screening tra i Paesi.
Per quanto riguarda i tassi di copertura nei programmi di screening del cancro colorettale basati sui protocolli dei programmi di screening nazionali, la percentuale varia da un massimo del 79% in Finlandia, seguita dagli Stati Uniti (73%) e dai Paesi Bassi (71%), a un minimo di meno del 3% in Ungheria. Anche in questo caso l’Italia, con il 39%, raggiunge una soglia inferiore rispetto alla media Ocse del 44%.
Insomma, il lavoro da fare per recuperare esami e visite drasticamente rallentate durante il periodo Covid, e per far quantomeno riallineare il nostro Paese alla media Ocse in tema di screening per alcune patologie tumorali resta tanto. Starà al governo trovare la giusta ‘ricetta’ per migliorare i tassi di adesione da parte dei cittadini ai programmi di prevenzione e riuscire a smaltire le liste d’attesa ancor più allungatesi in questi ultimi anni.