In questi primi cento giorni abbiamo preso 800 milioni di euro di impegni con la nostra comunità regionale, esclusi i 218 milioni di euro di disavanzo sanitario nel 2022, i 27,5 milioni dei debiti fuori bilancio e i 510 milioni per ripianare i debiti 2021 di 7 aziende ospedaliere. Serve un cambio di passo importante. Oggi il debito della sanità ha raggiunto 22,3 miliardi, è enorme e grava sulle spalle non di questa Giunta, ma di tutti i cittadini del Lazio. Ma avere debiti non significa necessariamente tagliare. Significa anzi tutto usare meglio le risorse”. A dirlo è stato il presidente della regione Lazio, Francesco Rocca, che alla sanità ha voluto dedicare la prima parte della conferenza stampa convocata per fare un bilancio dei primi cento giorni della sua Giunta alla guida del Lazio.
Occhi puntati su personale, liste d’attesa e Pronto soccorso, ma anche sul futuro dei due ospedali chiusi, il Forlanini e il San Giacomo, sul destino dei quali sono stati fatti negli anni tante ipotesi. Ora Rocca fa sapere che tramite un accordo tra Regione Lazio e la Direzione investigativa antimafia è prevista la concessione a titolo oneroso del “padiglione R” dell’ex ospedale Carlo Forlanini. Il San Giacomo riaprirà, invece, come ospedali di comunità, “perché Roma non ha bisogno di un nuovo ospedale per acuti. Andremo a realizzare un ospedale di comunità da 170 posti letto, per iniziare, perché la ristrutturazione costa”. È stata presa questa decisione “perché gli ospedali di comunità a Roma non ci sono. Su questo continueremo a investire perché nella programmazione ci si era dimenticati degli anziani e ora stiamo cercando di recuperare”. All’interno del San Giacomo, ha fatto sapere il presidente, ci sarà inoltre “una grande area polispecialistica per l’alleggerimento delle liste d’attesa nella specialistica ambulatoriale”.
In questi primi 100 giorni, ha poi rivendicato Rocca, “abbiamo dato una attenzione importante ai medici, abbiamo reperito le risorse per quelli dei pronto soccorso. C’è una situazione di carenza, drammatica in alcuni aree, al pronto soccorso di Ostia sono rimasti 4 medici”.
“Sul Pnrr c’è un avanzamento dei lavori, rispetteremo le scadenze 2026, il lavoro sta andando avanti, sono molto orgoglioso”, ha aggiunto spiegando che ieri, nell’incontro con il ministro della Salute Orazio Schillaci, le Regioni hanno però fatto presente che “senza nuove risorse sarà difficile poi riempire i contenuti perché un conto è la spesa in conto capitale ma poi c’è un conto la spesa corrente”.
Le criticità del pronto soccorso è una delle questioni “che più ci angoscia. Verranno assottigliate, così come i tempi d’attesa per le ambulanze”, ha detto Rocca riferendo tuttavia con soddisfazione come “i tempi d’attesa per le ambulanze si sono più che dimezzati rispetto agli anni passati e inoltre abbiamo i fondi per comprare nuovi posti letto, anche presso strutture private accreditate se ce ne sarà la possibilità”. La causa principale del sovraffollamento dei pronto soccorso, ha sottolineato il presidente, è legato alla saturazione dei reparti di medicina e chirurgia e ai pazienti “parcheggiati”. Per questo la Regione ha avviato un progetto che prevede la contrattualizzazione di posti letto presso le strutture private accreditate. “Nel corso di un confronto con i direttori sanitari e dei pronto soccorso, è stata chiesta la disponibilità di ulteriori 730 posti letto, articolati per diverse tipologie assistenziali. A oggi siamo riusciti a reperirne 350, per un costo di circa 22 milioni e 900mila euro”.
Parlando di privati accreditati, Rocca ha evidenziato come il tema delle liste d’attesa, “ormai diffuso su scala nazionale”, ma presenta nel Lazio un elemento di maggiore criticità perché “tutto il privato risultava al di fuori del recup. Entro la fine dell’anno questo problema sarà risolto, con il 100% delle prestazioni che saranno dunque incluse nel recup. Tutto il privato accreditato entro il 31 dicembre 2023 dovrà adeguarsi o rischieranno di perdere l’accreditamento”.
A proposito dei rapporti con i privati, il presidente ha sottolineato che la Giunta non può né intente contrastare la libertà imprenditoriale dei soggetti privati, “ma è la Regione che fa programmazione e decide di cosa ha bisogno e di cosa no”. Ha quindi espresso la sua opinione sulle notizie in merito alla chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia all’ospedale Cristo Re di Roma: “Mi auguro non sia vero. Sarebbe una scelta presa senza alcuna consultazione con la Regione. Io non posso intervenire sulla libertà di imprenditore ma non accetteremo che vengano chiusi reparti magari per riconvertirli in reparti più remunerativi. Se Ostetricia chiuderà, il budget verrà redistribuito sulle strutture che faranno fronte alla domanda maggiore derivante dalla chiusura del reparto del Cristo Re”, ha chiarito.