Liste d’attesa. Schillaci: “Causate da blocco indiscriminato turnover e tagli da 37 mld al Ssn”
14.07.2023 | Quotidiano Sanità
Quelli riguardanti il Servizio sanitario nazionale sono problemi “che derivano da scelte errate e prolungate negli anni che oggi siamo chiamati a fronteggiare. Ne citerò due. La prima è il blocco indiscriminato del turnover, che oggi crea carenza di medici soprattutto in alcuni settori e la seconda è l’inaccettabile taglio di 37 miliardi dal 2010 al 2019 a danno della sanità pubblica. Come più volte, abbiamo stanziato fondi straordinari per l’abbattimento delle liste d’attesa e ci attendiamo che tutte le Regioni li sappiano impiegare con urgenza e al meglio.
Stiamo lavorando in controtendenza, non vogliamo più bonus e misure tampone o arrotondamenti vari, ma interventi strutturali, con più soldi per il personale medico e sanitario, più tutele per gli operatori sanitari, più fondi per retribuire gli straordinari, più posti per chi vuole studiare medicina”.
Così ieri il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo in aula al Senato al question time sul tema presentato da Daniela Sbrollini (Az-Iv).
Di seguito la risposta integrale del ministro Schillaci.
“Signor Presidente, ringrazio le senatrice e i senatori interroganti per aver posto all’attenzione queste questioni che, come ho già avuto modo di rappresentare, investono criticità risalenti negli anni, per le quali dall’inizio del mio mandato sto avviando ogni azione di contrasto. È nota la problematica relativa ai lunghi tempi di attesa per il conseguimento di prestazioni sanitarie, diagnosi, interventi terapeutici, assistenziali e riabilitativi che affligge l’Italia, in merito al quale anche il Rapporto civico sulla salute 2023 di Cittadinanzattiva ha fornito un’analisi di sofferenza per i cittadini.
A tal riguardo, devo ricordare che la legge di bilancio 2022 ha introdotto specifiche disposizioni e stanziamenti volti al recupero delle prestazioni non erogate per la pandemia. Con l’entrata in vigore, poi, del decreto-legge n. 198 del 29 dicembre 2022 è stata data la possibilità a Regioni e Province autonome di rendere disponibili per l’equilibrio finanziario 2022 risorse correnti non utilizzate al 31 dicembre 2022 per dare attuazione ai piani operativi regionali per il recupero delle liste d’attesa. Per supportare e monitorare l’azione delle Regioni, il Ministero della salute ha emanato, di conseguenza, con circolare 30 maggio 2023, peculiari indicazioni in conformità a quanto disposto nel summenzionato decreto-legge. In particolare, Regioni e Province autonome che hanno a disposizione un residuo delle risorse correnti non utilizzate al 31 dicembre 2022 possono rendere disponibili queste risorse per le finalità legate a garantire la piena attuazione dei piani operativi regionali per ridurre le liste d’attesa. Le Regioni e le Province autonome che all’esito delle attività di aggiornamento delle liste e consolidamento dei dati trasmessi al Ministero della salute hanno ancora prestazioni da erogare riferibili alle liste d’attesa generatesi durante il periodo pandemico possono utilizzare una quota non superiore allo 0,3 per cento del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per l’anno 2023. Inoltre, Regioni e Province autonome possono avvalersi fino al 31 dicembre 2023 delle misure specificatamente previste dalla legislazione vigente. Le ricordo. Per il recupero dei ricoveri ospedalieri, ambulatoriali e di screening con queste modalità: prestazioni aggiuntive della dirigenza medica sanitaria veterinaria e professioni sanitarie dipendenti dal Sistema sanitario nazionale con tariffa oraria aumentata; prestazione aggiuntive del personale del comparto sanità dipendente dal Sistema sanitario nazionale con aumento della tariffa oraria; reclutamento attraverso assunzioni a tempo determinato di personale di comparto e della dirigenza medica sanitaria veterinaria e delle professioni sanitarie anche in deroga e vigenti contratti collettivi del lavoro. Insieme al summenzionato atto di indirizzo e altresì chiaro che per il recupero delle prestazioni ambulatoriali e di screening, in parziale alternativa a quanto indicato nei punti precedenti, Regioni e Province autonome possono incrementare il monte ore dell’assistenza specialistica ambulatoriale convenzionata interna con ore aggiuntive da assegnare nel rispetto dell’accordo collettivo nazionale. Viene acclarato che è consentito il ricorso alle strutture private accreditate in deroga alle limitazioni disposte dalla vigente normativa. Con il medesimo documento di indirizzo è stato previsto il prosieguo delle attività di monitoraggio e supporto fornito alle Regioni e Province autonome da parte del Ministero della salute e di Agenas.
Questi sono problemi, come dicevo prima, che derivano da scelte errate e prolungate negli anni che oggi siamo chiamati a fronteggiare. Ne citerò due. La prima è il blocco indiscriminato del turnover, che oggi crea carenza di medici soprattutto in alcuni settori e la seconda è l’inaccettabile taglio di 37 miliardi dal 2010 al 2019 a danno della sanità pubblica. Come detto poc’anzi e come ribadito più volte, abbiamo stanziato fondi straordinari per l’abbattimento delle liste d’attesa e ci attendiamo che tutte le Regioni li sappiano impiegare con urgenza e al meglio. Stiamo lavorando in controtendenza, non vogliamo più bonus e misure tampone o arrotondamenti vari, ma interventi strutturali, con più soldi per il personale medico e sanitario, più tutele per gli operatori sanitari, più fondi per retribuire gli straordinari, più posti per chi vuole studiare medicina”.
In sede di replica, Raffaella Paita (Az-Iv) si è dichiarata “completamente insoddisfatta” e “rammaricata” per la risposta del ministro. “Perché lei si è ostinato a non dare nemmeno un dato del livello di recupero dei target dopo il Covid rispetto a tutti i temi delle liste d’attesa. Glieli do io i dati che lei non ha voluto dare, Ministro. Solo il 66 per cento dei ricoveri è stato recuperato; per gli screening il target di recupero è stato raggiunto a livello nazionale solo per il 67 per cento e quello delle prestazioni ambulatoriali per il 57 per cento. Solo questi dati le dovrebbero evidenziare che siamo di fronte a un’emergenza di carattere nazionale. Questo Governo può anche continuare a dire che tutti i problemi si sono ereditati dal passato, ma il problema è che dopo sette-otto mesi qualche problema bisognerebbe cominciare a risolverlo e purtroppo la situazione in termini di liste d’attesa nel nostro Paese è esplosiva. Che cosa significa?
Significa che ci sono delle Regioni nelle quali le persone rinunciano a curarsi. Le faccio un esempio: secondo un articolo uscito ieri su un giornale della mia Regione, la Liguria, il 5,8 per cento nel 2022 ha rinunciato alle cure. Questo dato dovrebbe indurci a mettere in atto delle politiche in controtendenza. Il suo ragionamento è questo: concediamo un po’ più di flessibilità alle Regioni. Ma, signor Ministro, ogni regione fa caso a sé e lei sa perfettamente che non c’è omogeneità nel Paese. Vicino a lei c’è un Ministro che vuole mettere in atto un progetto di autonomia nel nostro Paese; ma bisogna riscontrare il fatto che non c’è omogeneità in tutta Italia rispetto alle prestazioni di carattere sanitario.
Tuttavia quello che più mi preoccupa è il fatto che non ci sia, nella sua relazione, alcun riferimento rispetto a cosa volete fare, a come volete cambiare questa situazione, al tipo di investimenti che volete mettere in campo sul sistema sanitario e a come ritenete di approcciare la questione di un controllo delle performance a livello regionale. Stimo il suo lavoro e sicuramente non c’è un approccio ideologico da parte nostra. Però le devo dire, Ministro, che la relazione di oggi su un tema così serio, in diretta Rai, senza un dato, senza un riferimento, senza dire cosa volete fare come Governo, è qualcosa che non solo mi sorprende, ma mi rammarica e penso, con me, tutti gli italiani”.