L’Italia nel 2100. Saremo 8,8 milioni di abitanti in meno ma vivremo più a lungo

L’analisi Eurostat della demografia della popolazione europea consente un’analisi più dettagliata di confronto della situazione dei singoli stati dell’UE 27 e, nella parte in cui analizza la situazione nel dettaglio regionale, per quanto riguarda l’Italia anche delle proiezioni relative alle singole province.

Nel 2100 rispetto al 2022 l’Italia avrà 8.835.609 cittadini in meno, di cui 3.382.337 maschi e 5.453.272 femmine. Gli italiani saranno più vecchi in media di 5 anni (+5,3 i maschi e +4,8 le femmine) e con una speranza di vita alla nascita di 89,9 anni per i maschi (+8,8) e di 93,5 anni per le femmine (+8).

Eurostat nelle sue proiezioni demografiche per l’Europa, mostra per l’Italia una forte tendenza all’invecchiamento e alla riduzione degli abitanti, sicuramente con maggiori bisogni sanitari, visto che i dati indicano anche una maggiore dipendenza degli over 65 rispetto alla fascia di età 15-64 anni: saranno il 26,7 per cento in più nel 2100 a essere “dipendenti” rispetto sempre al 2022.

Un quadro che rende ancora più evidente la necessità di sviluppo di un’assistenza alla popolazione più anziana e, visto l’indice di dipendenza in aumento, anche dell’assistenza domiciliare.

Come cambierà la popolazione provincia per provincia.

Eurostat nei suoi dati indica anche la situazione a livello provinciale (per tutta Europa, ma in questo caso si riportano i dati italiani) e lo fa dal 2019, ultimo anno pre-Covid.

La differenza di popolazione generale è solo di circa 300mila persone e anche gli altri dati sono poco diversi da quelli calcolati rispetto al 2022, ma emergono altre evidenze.

Bolzano da qui al 2100 dovrebbe aumentare i suoi abitanti del +49% (la percentuale rende l’idea dell’aumento/diminuzione più del valore assoluto che è soggettivo in base alla dimensione della provincia) rispetto al 2019 e con lei registrano aumenti più contenuti (tra il 5 e il 20%) altre 11 province: Verona, Parma, Modena, Prato Gorizia, Milano, Bologna, Piacenza, Ragusa, Brescia, Trento.

Restano uguali Rimini, Trieste e Mantova. Ma dal -2% di Forlì-Cesena al -56% di Carbonia-Iglesias, tutte le altre province registrano popolazione in calo.

Assieme a Carbonia-Iglesias sono in calo di oltre il 50% altre due province sarde: Medio-Campidano e Oristano.

Tra le maggiori metropoli, se Milano aumenta, Roma cala del -9% e anche le altre città metropolitane sono in calo: Bari -30%, Cagliari -42%, Catania -20%, Firenze -6%, Genova -18%, Messina -40%, Napoli -25%, Palermo -31%, Reggio Calabria -26%, Torino -18%, Venezia -10%.

Saremo di meno ma vivremo più a lungo. Per quanto riguarda la speranza di vita alla nascita nelle province, tra il 2019 e il 2100 per la popolazione maschile, rispetto a un aumento medio nazionale del +10,3% che porterà la vita media alla nascita per gli uomini a 89,9 anni, aumenta di più a Caserta, Caltanissetta (+12,4%) e Napoli (+12,1%), mentre sul versante opposto, anche se sempre in aumento, ci sono Firenze, Trento, Perugia e Rimini, tutte con il +8,7 per cento.

Per la popolazione femminile invece la media è del +9,4% il che vuol dire una vita media di 93,5 anni per le donne, e aumenta di più nelle province di Siracusa, Napoli (+11,1%) e Ragusa (+10.9%), al contrario aumenta di meno a Treviso (+7,9%), Cagliari (+8%) e Macerata (+8,1%).

Infine, l’età media. Tra il 2019 e il 2100 aumenta in media nazionale del +9,7%, con il picco massimo a Caserta (+20,5%), Napoli (+19,5%) e Barletta-Andria-Trani (+19,1%) e addirittura una diminuzione a Gorizia (-1,2%) e Trieste (-0,2%). Gli aumenti minimi invece si registrano a Imperia (+0,6%), Genova (+1%) e Savona (+1,8%).

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