Pnrr. Regioni in ritardo su Case della comunità, Centrali operative territoriali e Ospedali di comunità

Il primo monitoraggio semestrale di Agenas sull’attuazione degli standard del DM 77/2022 riguardante il semestre giugno-dicembre 2022, per quanto concerne gli interventi previsti dalla missione 6 component 1 del Pnrr, fa segnare diversi ritardi da parte delle Regioni nell’attivazione delle previste Case della comunità, Centrali operative territoriali e Ospedali di comunità la cui scadenza è per il 2026.

Questo quanto emerso dall’Audizione dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali dello scorso 4 maggio di fronte alla Commissione Affari sociali e Lavoro del Senato.

Questi interventi vengono divisi in due macrocategorie: interventi previsti nei POR (Piano Operativo Regionale) allegati ai CIS (Contratti Istituzionali di sviluppo) sottoscritti tra le Regioni/PA e il Ministero della Salute in attuazione del Pnrr; interventi Extra POR che utilizzano altre fonti di finanziamento (art.20, Fondi regionali, Fesr etc.).

Ebbene, al 31/12/2022 risultano complessivamente 8,5% case della comunità POR attive e 11,6% case della comunità Extra POR attive. Solo in cinque Regioni (Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Piemonte e Toscana) risultano case della comunità previste nei POR già avviate e operanti e solo tre Extra POR (Lombardia, Piemonte e Umbria).

Al 31/12/2022 risultano complessivamente 2,3% centrali operative territoriali POR attive e 25% centrali operative territoriali Extra POR attive. Solo in tre Regioni (Lombardia, Piemonte e Umbria) risultano case della comunità previste nei POR già avviate e operanti e solo due Extra POR (Lombardia e Veneto).

Al 31/12/2022 risultano complessivamente 7,1% ospedali di comunità POR attivi e 27,8% ospedali di comunità Extra POR attivi. Solo in sei Regioni (Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Molise e Veneto) risultano case della comunità previste nei POR già avviate e operanti e solo due Extra POR (Lombardia e Veneto).

Quanto alle risorse stanziate per l’edilizia sanitaria ex art. 20 (34.113.807.991 euro), le principali criticità, spiega Agenas, “si riscontrano nella complessità e nella durata della procedura che non consentono un agevole e tempestivo impiego delle risorse pubbliche rese disponibili, le quali rimangono per lungo tempo immobilizzate con evidenti riflessi negativi sulla gestione finanziaria e contabile della Regione e dell’intero SSR, (fattore anche evidenziato dalla Corte dei Conti). La lunghezza dell’iter determina spesso un parziale superamento della programmazione che non risulta sempre coerente con la normativa che nel frattempo interviene, inoltre l’aumento dei costi degli interventi e/o l’emergere di nuovi/diversi fabbisogni potrebbero richiedere variazioni degli interventi stessi e, quindi, la conseguente necessità di procedere a rimodulazioni dell’Accordo per aggiornarne i contenuti, nonché a revoche di interventi già approvati e relativa richiesta di sostituzione con nuovi interventi”.

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