G7 Salute al via. Schillaci: “Riaffermare che la salute è un bene fondamentale per la società”
L'obiettivo comune è riaffermare che la salute è un bene fondamentale per la società". Così il ministro della […]
Sono 4,95 milioni le morti che ogni anno nel mondo si associano alla resistenza antimicrobica (AMR)., con i paesi a basso e medio reddito che sopportano il peso maggiore di questo fenomeno. La resistenza antimicrobica, che si verifica quando batteri, virus, funghi e parassiti cambiano nel tempo e non rispondono più ai trattamenti esistenti, è stata descritta dall’Oms nel 2019 come una delle dieci principali minacce globali per la salute pubblica, una minaccia che la scienza sta cercando di porre sotto controllo.
E un nuovo studio pubblicato sul BMJ Global Health ha rilevato che oltre mezzo milione di vite potrebbero essere salvate ogni anno con l’uso efficace dei vaccini esistenti e il continuo sviluppo di nuovi vaccini per affrontare i patogeni prioritari.
Lo studio evidenzia l’importanza delle misure preventive, inclusa la vaccinazione, per rallentare e contenere la diffusione dell’AMR. Il lavoro è stato condotto dall’Organizzazione mondiale della sanità, dall’International Vaccine Institute, Korea (IVI) e dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine.
Gli autori hanno utilizzato i dati del 2019 per modellare il potenziale impatto di 15 vaccini nuovi ed esistenti contro microrganismi presenti nell’elenco dell’Oms dei patogeni batterici prioritari. Hanno scoperto che se i vaccini fossero utilizzati nelle popolazioni chiave, non solo si potrebbe salvare mezzo milione di vite, ma si potrebbero evitare 28 milioni di anni di vita aggiustati per la disabilità (Daly), ovvero il numero di anni persi a causa della disabilità o la riduzione della durata della vita come conseguenza di un’infezione. In più, in uno scenario in cui sette dei vaccini vengono utilizzati per popolazioni più ampie, si potrebbero evitare altri 1,2 milioni di decessi e 37 milioni di Daly.
Secondo lo studio, la maggiore riduzione dell’onere si avvertirebbe nelle regioni dell’Africa e del sud-est asiatico dell’Oms, che attualmente rappresentano i due terzi dei casi di resistenza antimicrobica prevenibile con il vaccino. Un potenziamento di questo tipo avrebbe, in particolare, un impatto nel ridurre il carico di resistenza antimicrobica di Mycobacterium tuberculosis (TB) e Streptococcus Pneumoniae. Nel 2021, la percentuale stimata di persone con tubercolosi che avevano una tubercolosi resistente ai farmaci era del 3,6% tra i nuovi casi e del 18% tra quelli trattati in precedenza.
L’Oms ricorda che i vaccini sono uno strumento prezioso per ridurre la diffusione della resistenza antimicrobica, insieme ad altre misure per prevenire, diagnosticare e curare le infezioni, tra cui l’accesso all’acqua, ai servizi igienico-sanitari e all’igiene, in particolare nelle strutture sanitarie; programmi di prevenzione e controllo delle infezioni; l’accesso e l’uso appropriato di strumenti diagnostici e medicinali essenziali, compresi gli antibiotici. In questo quadro i vaccini contribuiscono a un calo delle infezioni tra le popolazioni vaccinate e non vaccinate, oltre a ridurre la necessità di utilizzare antimicrobici, riducendo così il rischio di uso improprio. Ciò a sua volta contribuisce a ridurre il rischio di insorgenza e diffusione di ceppi resistenti. I sistemi sanitari hanno dovuto affrontare una tensione significativa durante il Covid-19. Il recupero dei sistemi di immunizzazione e gli investimenti per estendere l’uso di vaccini nuovi ed esistenti alle popolazioni prioritarie a rischio è una parte necessaria degli sforzi ancora in corso: si prevede che la resistenza antimicrobica costerà all’economia globale 100 trilioni di dollari tra il 2014 e il 2050 e non abbiamo tempo da perdere per sfruttare il potenziale di una vaccinazione su larga scala per prevenire la diffusione della resistenza antimicrobica.
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