Effetti della massoterapia nelle sopravvissute al cancro mammario dopo mastectomia
La mastectomia, un trattamento comune per il tumore della mammella, porta spesso a complicazioni come dolore, fibrosi, mobilità ridotta, linfedema, […]
Tra iperinsulinemia e sanguinamento uterino anomalo vi sarebbe un’associazione, con l’indice di massa corporea (BMI) a giocare un ruolo unico in questa relazione. È quanto mostra una ricerca pubblicata su Menopause da un gruppo coordinato da Andrea Salcedo, della Loma Linda University, in California (USA), che sottolinea la necessità di studi più ampi per chiarire i meccanismi causali e valutare il potenziale di affrontare l’iperinsulinemia e prendere in considerazione il BMI come parte delle strategie di prevenzione e trattamento del sanguinamento uterino anomalo.
Lo studio ha esplorato l’associazione tra iperinsulinemia e biomarker della sindrome metabolica in donne in età riproduttiva con sanguinamento uterino anomalo (AUB). Il team ha condotto uno studio trasversale monocentrico da giugno 2019 ad agosto 2023, nel quale sono state arruolate 205 donne in premenopausa, tra 18 e 54 anni, di cui 116 con sanguinamento uterino anomalo e 89 con cicli mestruali normali. Le partecipanti si sono sottoposte a valutazione insulinica a digiuno con ulteriori marker della sindrome metabolica, tra cui BMI, lipoproteine ad alta densità (HDL) e rapporto vita-fianchi. Dai risultati è emerso che l’iperinsulinemia sarebbe un predittore significativo di sanguinamento uterino anomalo (OR=3,009, IC 95%: 1,372 – 6,832; p =0,0085). L’inclusione del BMI nel modello ha ridotto la significatività dell’iperinsulinemia, suggerendo la presenza di meccanismi sovrapposti o di mediazione. Inoltre, il modello finale che includeva età, etnia, lipoproteine a bassa densità (LDL) e rapporto vita-fianchi, ha raggiunto una corrispondenza del 73% e ha mostrato un migliore adattamento.
Fonte: Menopause 2025