Si è chiusa l’Assemblea mondiale dell’Oms

Come abbiamo scritto in apertura di questa 76esima Assemblea Mondiale dell’Oms anche questa volta i temi e le risoluzioni approvate sono moltissimi ed è difficile farne una sintesi in grado di dare un’indicazione sintetica sui risultati ottenuti.

Forse l’unica vera notizia (ed infatti è la sola delle tante decisioni prese a Ginevra ad aver incontrato l’attenzione dei media) è quella sull’incremento dei finanziamenti obbligatori a carico degli Stati membri in misura del 20% che ha provocato plauso e critiche a seconda della considerazione generale che si ha di questa grande organizzazione mondiale.

In sostanza quindi, l’unica cosa che ha interessato un po’ i media è che si è deciso di dare più soldi all’Oms, notizia che, per quanto mi riguarda, penso sia una buona notizia.

Ma resta il fatto che questa organizzazione come le altre costole dell’Onu che negli anni si sono via via ampliate nella loro composizione fino a comprendere di fatto (quasi) tutti i Paesi del Mondo, sconta un forse inevitabile gigantismo organizzativo, gestionale e programmatorio che nello sforzo di tener conto di tutto ciò che accade nel Mondo spesso risulta o quanto meno è percepita come priva di un effettivo potere di intervento.

Va detto che per l’Oms in particolare ciò è solo parzialmente vero e se guardiamo oltre i nostri confini fortunati di Paesi ricchi e con sistemi sanitari consolidati (pur con le loro mancanze tuttavia risibili rispetto al vuoto sanitario in cui vivono ancora oggi miliardi persone) il ruolo dell’Oms nel sostegno alle realtà sanitarie più disagiate è molto concreto e consistente.

Un ruolo che poi, durante la pandemia Covid, l’Oms è stato chiamato a ricoprire anche a livello globale, soprattutto nelle fasi inziali della pandemia quando il mondo, tutto, ha guardato a Ginevra come un faro, l’unico faro, nella notte del virus.

Ma oggi, tornati a una routinaria gestione della sanità mondiale, l’Oms è ripiombata nel suo cono d’ombra mediatico e anche i suoi appelli rilanciati in questa 76esima Assemblea sulla interconnessione strettissima tra “salute e pace” evidenziati nella nuova Road Map sono caduti di fatto nel vuoto, nonostante quanto sta accadendo in Ucraina e nonostante il perdurare di una moltitudine di conflitti locali quasi in ogni parte del Pianeta.

Figuriamoci quindi per gli altri grandi temi oggetto delle tante risoluzioni approvate dall’Assemblea: scienze comportamentali; malattie corniche e non trasmissibili; diagnostica; disabilità; prevenzione dell’annegamento; cure di emergenza; micronutrienti alimentari; salute indigena e medicina tradizionale; prevenzione e controllo delle infezioni; salute materna e infantile; disponibilità ossigeno medico; assistenza sanitaria primaria; salute dei rifugiati e dei migranti; riabilitazione; medicina tradizionale e lotta ai medicinali contraffatti e altro ancora, come li ha elencati nel suo intervento conclusivo il Dg Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Su tutti questi temi l’interesse generale, parliamo sempre dei media mainstream, è praticamente inesistente, ma facciamocene una ragione e guardiamo alla realtà dei fatti: per fortuna che l’Oms c’è e che a livello planetario ci siano comunque migliaia di persone che ogni giorno studiano, viaggiano, si confrontano, avanzano progetti e proposte per migliorare la salute di tutti noi a partire da chi ne ha più bisogno.

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