
Malattie respiratorie croniche. In Europa colpite quasi 82 milioni di persone e molte di più non diagnosticate
Le malattie respiratorie croniche (Crds) - tra cui asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) e altre patologie polmonari - […]
Al via oggi la Settimana Europea della Salute Mentale, che fino al 25 maggio vedrà in campo numerose iniziative per sensibilizzare sui problemi di salute mentale. Il claim scelto per il 2025 è “Care for mental health, invest in social rights”, che intende concentrarsi sui legami tra salute mentale e politiche sociali. “Incoraggiamo i decisori politici e le persone che ricoprono posizioni di potere a pensare in modo più ampio rispetto alla narrativa biomedica, che si concentra sull’individuo e sulla malattia. Chiediamo un cambiamento volto ad affrontare le cause profonde di una cattiva salute mentale, che può colpire chiunque in qualsiasi momento. La salute mentale non esiste isolatamente. È plasmata da condizioni sociali come povertà, disuguaglianza, istruzione, occupazione e altri fattori della vita. Cercare di rappresentare la salute mentale come una questione individuale o come una questione esclusivamente biologica o relativa al funzionamento del cervello non porterà a soluzioni durature, ed è importante ricordarlo”, si legge nella pagina ufficiale della Settimana.
Anche l’Unicef celebra la Settimana Europea della Salute Mentale, presentando i dati del Report Card 19 che evidenziano come nel 2022 in 43 Paesi dell’OCSE e dell’UE, circa un individuo su sei di età compresa tra i 10 e i 19 anni soffriva di un disturbo mentale diagnosticabile. Circa la metà dei problemi di salute mentale manifestati in età adulta insorge durante l’infanzia, con ripercussioni significative sulla qualità della vita, il benessere mentale, le relazioni, l’istruzione e l’inserimento lavorativo degli adulti.
Secondo la Report Card 19 dell’UNICEF Innocenti “Il benessere di bambine, bambini e adolescenti in un mondo imprevedibile”, il suicidio è la quarta causa di morte più comune tra gli adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni; i tassi di suicidio in questa fascia di età sono sostanzialmente più alti tra i ragazzi rispetto alle ragazze. Fra il 2018 e il 2022 I tassi di suicidio sono diminuiti in 18 paesi, sono rimasti pressoché stabili in 7 e sono aumentati in 17. L’Italia è all’8° posto su 36 Paesi sulla salute mentale e ha il 6° tasso più basso di suicidi adolescenziali (su 42 Paesi).
Per quanto riguarda la soddisfazione degli adolescenti per la propria vita, nella maggior parte dei paesi, la percentuale di bambini con un’elevata soddisfazione per la vita è diminuita tra il 2018 e il 2022. Le ragazze hanno meno probabilità di avere una elevata soddisfazione per la propria vita rispetto ai ragazzi. In quattro paesi – Cile, Messico, Polonia e Turchia – il calo della percentuale di bambini con un’elevata soddisfazione per la vita è stato superiore a 10 punti percentuali. In Italia tra i 15enni, la soddisfazione della vita è leggermente calata dal 76% (2018) al 73% (2022).
Sulla soddisfazione per la propria vita per i ragazzi incidono fattori quali l’incidenza della condizione socioeconomica familiare; l’esercizio fisico regolare; l’uso intenso dei social media; la frequenza delle conversazioni con i genitori; La frequenza di episodi di bullismo.
In particolare per quanto riguarda l’utilizzo dei social media: gli adolescenti che utilizzano moderatamente i social tendono ad avere una soddisfazione di vita leggermente superiore rispetto agli utenti più assidui o a coloro che non li utilizzano affatto. L’impiego dei social media è stato associato a una percezione negativa della propria immagine corporea, sia per le ragazze che per i ragazzi.
In tutti i Paesi, più della metà degli adolescenti ha affermato che i genitori dedicano del tempo a conversare con loro almeno una volta a settimana, dal 53% in Giappone al 91% in Irlanda. L’Italia ha il 79%.
Per quanto concerne il fenomeno del bullismo, nella maggior parte dei paesi, spiega l’Unicef, si è verificata una diminuzione dei tassi, compresa l’Italia, dove il 14,3% dei quindicenni afferma di aver subito atti frequenti di bullismo.
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