Dall’alimentazione alla fruizione, fino all’uso secondario: scenari di applicazione del FSE 2.0

L’alimentazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è solo la prima fase del progetto che è arrivato alla versione 2.0. Successivamente, i dati saranno fruibili a livello nazionale, mentre i cittadini potranno usufruire di servizi come scelta e revoca del medico, gestione delle prenotazioni e delle esenzioni. E una volta superati gli ostacoli a livello di privacy, i dati saranno disponibili anche per l’uso secondario. A fare una panoramica del FSE in Italia è Marco Foracchia, direttore del Servizio Tecnologie Informatiche e Telemedicina dell’Azienda USL di Reggio Emilia e vice presidente dell’Associazione Italiana Sistemi Informativi in Sanità (AISIS).
Fascicolo Sanitario Elettronico, a che punto siamo?
Prima di tutto è importante specificare che l’arrivo della versione 2.0 del FSE è stata preceduta da una versione 1.0, implementata da poche regioni. Attualmente, quindi, ci sono realtà che stanno facendo la transizione al FSE 2.0 e altre che partono direttamente dal nuovo FSE e che hanno una curva di adozione molto più rapida. Il FSE 2.0, dunque, inizia a essere alimentato anche da regioni che in passato non lo avevano, perché è un progetto che ha una forte spinta centrale, promosso su scala nazionale.
Alla fase di alimentazione del FSE farà seguito la fruizione, che ha due livelli: una da parte degli operatori sanitari, ovvero l’uso primario, per la quale bisognerà mettere i professionisti in condizione di accedere al FSE, completando l’interoperabilità nazionale per la quale, al momento, sono in corso le fasi di test e collaudo; l’uso secondario, invece, legato a problematiche di natura normativa e di privacy ancora in parte da risolvere, consiste nell’utilizzo della mole di dati a vari livelli, come in ambito di governo clinico o di ricerca.
Quanto è utilizzato, attualmente, il FSE?
Ad oggi, le statistiche disponibili possono essere fuorvianti. I dati, infatti, mostrano spesso gli utenti che potenzialmente potrebbero accedere al FSE e non i dati di reale accesso. Inoltre, per le statistiche degli operatori sanitari che “usano” il FSE, vengono usati dati relativi alla abilitazione/autorizzazione all’accesso e non di conteggio dei reali accessi ai dati. Ad esempio, per medici di medicina generale, che usano il FSE per trasmettervi le ricette dematerializzate, risulta impropriamente un utilizzo vicino al 100%, che non corrisponde però al reale utilizzo per consultazione della storia clinica. Il numero di operatori sanitari che effettivamente accede è al momento molto più basso e non ancora rilevato e reso pubblico, se non in alcune regioni.
Anche sull’utilizzo da parte dei cittadini manca un monitoraggio nazionale, o quanto meno non è reso pubblico. Sicuramente ci sarà a regime e in ogni caso, dalle regioni che hanno più esperienza, si è visto che l’interesse del cittadino rimane basso finché il FSE non viene arricchito con funzioni aggiuntive come la prenotazione delle visite, il cambio del medico, il monitoraggio delle esenzioni o l’accesso alle ricette dematerializzate. Dopo la fase di alimentazione, dunque, sarà necessario (ed è in parte già previsto) rendere il FSE ricco di servizi.
Come si inserisce il FSE italiano in ambito europeo?
La controparte europea del nostro FSE è rappresentata dall’European Health Data Space (EHDS), che sta muovendo i primi passi, perché parliamo di un accordo del 2024. Il progetto nasce sia con la funzione primaria di interoperabilità del dato tra i vari Stati membri, ma soprattutto per l’uso secondario, di governo clinico, ricerca, sia clinica che organizzativa, che di processo. A livello europeo, infatti, la mobilità sanitaria tra i paesi è marginale e non si giustificherebbe un progetto di queste dimensioni per supportare solo tale fenomeno. Per quel che riguarda, invece, l’uso secondario dei dati sanitari, l’EHDS può diventare un patrimonio inestimabile ed è di scala epocale.
Anche il Fascicolo italiano, con 60 milioni di persone, quando sarà uniformemente alimentato sarà un progetto altrettanto senza eguali, del quale dobbiamo andare fieri. Attualmente ci sono progetti simili nel panorama internazionale, ma su scala più piccola. L’Italia, dunque, con il suo FSE2 è lo stato europeo che è più in linea strategica con l’EHDS, al quale è precedente, dato che ci si lavora ormai da 15/20 anni. E dal momento che il progetto europeo nasce, da molti punti di vista, in continuità con il nostro FSE, l’Italia è considerata come uno dei potenziali alimentatori immediati dell’EHDS, prima di altre nazioni.