Divario tra salute e longevità si allarga a livello globale
Uno studio pubblicato su JAMA Network evidenzia una crescente discrepanza tra la durata della vita (lifespan) e la durata della […]
La resezione pancreatica minimamente invasiva può essere implementata su scala nazionale in senza particolari problemi, secondo quanto conclude una revisione della letteratura pubblicata su Updates in Surgery, e diretta da Ugo Boggi, dell’Università di Pisa.
I ricercatori hanno portato avanti un’analisi retrospettiva del registro prospettico IGOMIPS esaminando 1.191 resezioni pancreatiche minimamente invasive (MIPR) eseguite in Italia tra il 2019 e il 2022, tra cui 668 pancreatectomie distali (DP) (55,7%), 435 pancreatectomie (PD) (36,3%), 44 pancreatectomie totali (3,7%), 36 enucleazioni tumorali (3,0%) e 8 pancreatectomie centrali (0,7%). La pancreatectomia distale con conservazione della milza è stata eseguita in 109 pazienti (16,3%). L’incidenza complessiva di complicanze gravi (Clavien-Dindo ≥ 3) è stata del 17,6% con una mortalità a 90 giorni dell’1,9%.
Gli esperti hanno visto che l’assistenza robotica è stata preferita per tutti gli interventi di MIPR tranne che per le pancreatectomie distali con splenectomia. Inoltre, l’assistenza robotica ha ridotto la conversione alla chirurgia a cielo aperto e la perdita di sangue rispetto alla laparoscopia. Le pancreatectomie distali robotiche sono anche state associate a una minore incidenza di complicanze postoperatorie gravi e a una tendenza verso una minore mortalità. L’analisi ha poi mostrato che un cut-off annuale di ≥ 20 MIPR e ≥ 20 MIPD ha migliorato le misure di esito. Il documento riferisce che la maggior parte delle MIPR è stata eseguita da un singolo chirurgo. Solo i due terzi dei centri hanno eseguito pancreatectomie distali con conservazione della milza, e la pancreatectomia distale con splenectomia era associata a un tasso di conversione più elevato rispetto quella con conservazione della milza. Gli autori sottolineano che l’istologia finale era simile per MIPR eseguite nei centri ad alto e basso volume, ma la chemioterapia neoadiuvante era usata più frequentemente nei centri ad alto volume.
Fonte: Updates Surg. 2023
https://link.springer.com/article/10.1007/s13304-023-01592-7
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