Divario tra salute e longevità si allarga a livello globale
Uno studio pubblicato su JAMA Network evidenzia una crescente discrepanza tra la durata della vita (lifespan) e la durata della […]
I medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo hanno condotto uno studio per valutare il rapporto neutrofili-linfociti come predittore di trombosi nella policitemia vera. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista Blood Cancer Journal.
Dopo un follow-up mediano di 2,51 anni, su 1.508 pazienti arruolati nello studio ECLAP, 82 e 84 hanno sviluppato rispettivamente trombosi arteriosa e venosa. I ricercatori hanno valutato i conteggi assoluti di leucociti totali, neutrofili, linfociti, piastrine e rapporto neutrofili-linfociti. Solo per la trombosi venosa, hanno dimostrato che la conta assoluta dei neutrofili e dei linfociti al basale era in media rispettivamente più alta (mediana: 6,8 × 109/L, p = 0,002) e più bassa (mediana: 1,4 × 109/L, p = 0,001), portando a valori del rapporto neutrofili-linfociti aumentati.
Nell’analisi multivariata, il rischio di trombosi venosa era indipendentemente associato a precedenti eventi venosi. Inoltre, il rischio relativo in entrambi i gruppi di rischio standard basso e alto era quasi raddoppiato in presenza di un rapporto neutrofili-linfociti uguale o superiore a 5.
Questi risultati sono stati validati in due coorti esterne indipendenti (Firenze, n = 282 e Roma, n = 175) di pazienti con policitemia vera. I dati, secondo gli autori, evidenziano che il rapporto neutrofili-linfociti è un biomarcatore prognostico economico e facilmente accessibile della trombosi venosa.
Fonte: Blood Cancer J.2022
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