Controllo rigoroso dei fattori di rischio riduce il rischio cardiovascolare nei pazienti con CKD
Uno studio pubblicato sulla rivista Journal of the American College of Cardiology ha esaminato se il controllo rigoroso della pressione […]
Un recente studio pubblicato sulla rivista NEJM ha esaminato l’utilità di tre biomarcatori – proteina C-reattiva ad alta sensibilità (CRP), colesterolo LDL e lipoproteina(a) – nella previsione del rischio cardiovascolare a lungo termine nelle donne. Lo studio ha coinvolto 27.939 donne statunitensi inizialmente sane, seguite per un periodo di 30 anni.
I ricercatori hanno misurato i livelli di CRP, colesterolo LDL e lipoproteina(a) al basale e hanno seguito le partecipanti per 30 anni, monitorando l’insorgenza di eventi cardiovascolari maggiori, come infarto miocardico, rivascolarizzazione coronarica, ictus o morte per cause cardiovascolari. Durante il periodo di follow-up, si sono verificati 3.662 eventi cardiovascolari maggiori.
I risultati hanno mostrato che livelli elevati di questi biomarcatori al basale erano predittivi di eventi cardiovascolari maggiori. I rapporti di rischio aggiustati per il confronto tra il quintile più alto e quello più basso erano 1,70 per la CRP (intervallo di confidenza al 95% [CI], 1,52-1,90), 1,36 per il colesterolo LDL (95% CI, 1,23-1,52) e 1,33 per la lipoproteina(a) (95% CI, 1,21-1,47). I risultati per la malattia coronarica e l’ictus erano coerenti con quelli per l’endpoint primario.
Ogni biomarcatore ha mostrato contributi indipendenti al rischio complessivo, con il massimo spread di rischio ottenuto nei modelli che incorporavano tutti e tre i biomarcatori. Questi dati supportano l’estensione delle strategie di prevenzione primaria degli eventi aterosclerotici oltre le stime tradizionali di rischio a 10 anni.
Fonte: NEJM
https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2405182
E’ disponibile una nuova versione dell’app MSD Salute: non dimenticare di aggiornarla!