Tumori. Da Nord a Sud tempi di attesa ancora a macchia di leopardo
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La disfunzione della microcircolazione coronarica è una condizione comune nei pazienti con obesità, contribuendo a disfunzioni miocardiche e insufficienza cardiaca. Sebbene sia noto che la chirurgia bariatrica riduca la mortalità cardiovascolare e il rischio di insufficienza cardiaca, i meccanismi alla base di questi benefici rimangono poco chiari. Uno studio pubblicato su JACC: Cardiovascular Imaging ha esaminato l’impatto della chirurgia bariatrica sulla funzione microvascolare coronarica e la sua correlazione con la sindrome metabolica.
L’analisi ha coinvolto 38 pazienti con obesità confrontati con volontari sani abbinati per età e sesso. Prima della chirurgia, i pazienti presentavano un flusso ematico miocardico sotto stress (MBF) significativamente ridotto (P = 0,001) e una riserva di perfusione miocardica inferiore (P < 0,001). Di questi, 27 hanno completato il follow-up a 6 mesi dall’intervento. I miglioramenti metabolici osservati includevano una riduzione media dell’indice di massa corporea di 11 ± 3 kg/m² (P < 0,001), della glicemia media (HbA1c) di 9 mmol/mol (P < 0,001), dell’insulina a digiuno di 142 ± 131 pmol/L (P < 0,001) e della frazione di grasso epatico del 5,6% (P < 0,001). Parallelamente, l’MBF sotto stress è aumentato di 0,28 mL/g/min (P = 0,003) e la riserva di perfusione miocardica di 0,13 (P = 0,036).
Tuttavia, i miglioramenti del flusso ematico miocardico sono risultati attenuati nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 preoperatorio, con un incremento di soli 0,1 mL/g/min rispetto ai 0,75 mL/g/min osservati negli altri pazienti (P = 0,002). È stata inoltre identificata un’associazione significativa tra il miglioramento dell’MBF e la riduzione dell’insulina a digiuno (beta = −0,45; P = 0,03).
Questo studio evidenzia che la chirurgia bariatrica può migliorare significativamente la funzione microvascolare coronarica nei pazienti con obesità, principalmente grazie alla riduzione dell’insulino-resistenza. Tuttavia, nei pazienti con diabete tipo 2 preesistente, questi miglioramenti appaiono attenuati, sottolineando l’importanza di una gestione precoce della disfunzione metabolica per ottimizzare i benefici cardiovascolari dell’intervento.
Fonte: J Am Coll Cardiol Img. 2024
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1936878X24002390?via%3Dihub
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