Chirurgia bariatrica riduce il rischio cardiovascolare nei pazienti con MASLD e obesità

Uno studio pubblicato sull’European Heart Journal – Quality of Care and Clinical Outcomes ha esplorato l’efficacia della chirurgia bariatrica (BS) nel migliorare la prognosi cardiovascolare e la sopravvivenza a lungo termine nei pazienti con malattia epatica steatosica associata a disfunzione metabolica (MASLD), obesità (BMI ≥35 kg/m²) e cardiopatia ischemica preesistente (CAD).

Utilizzando i dati della rete TriNetX, sono stati inclusi pazienti adulti diagnosticati con MASLD e obesità tra il 2005 e il 2022. I pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica sono stati confrontati con quelli senza una storia di BS. Gli esiti primari erano l’incidenza di eventi cardiovascolari maggiori (MACE), scompenso cardiaco, malattie cerebrovascolari e interventi chirurgici o procedure alle arterie coronariche. Gli esiti secondari includevano la mortalità per tutte le cause, valutata a 1, 3, 5, 7 e 10 anni.

Dopo il matching per punteggio di propensione, sono stati analizzati 1038 pazienti in ciascun gruppo. I risultati hanno evidenziato che, già nel primo anno dopo l’intervento, i pazienti sottoposti a BS avevano una riduzione significativa del rischio di MACE (HR: 0,56; IC 95%: 0,39–0,80), malattie cerebrovascolari (HR: 0,62; IC 95%: 0,46–0,82) e procedure coronariche (HR: 0,65; IC 95%: 0,42–0,98). Questi benefici si sono mantenuti nel tempo, con tassi inferiori di eventi cardiovascolari, scompenso cardiaco e mortalità per tutte le cause a 3, 5, 7 e 10 anni nei pazienti sottoposti a chirurgia rispetto ai non sottoposti.

L’analisi di sensibilità ha confermato la robustezza dei risultati, sottolineando il ruolo significativo della BS non solo nel ridurre i rischi cardiovascolari a breve termine, ma anche nel garantire una migliore sopravvivenza a lungo termine.

Questo studio sottolinea come la chirurgia bariatrica possa essere un’opzione terapeutica strategica per pazienti con MASLD e obesità grave, con effetti positivi evidenti non solo sulla riduzione degli eventi cardiovascolari ricorrenti, ma anche sulla mortalità globale fino a un decennio dopo l’intervento.

Fonte: European Heart Journal

https://academic.oup.com/ehjqcco/advance-article/doi/10.1093/ehjqcco/qcaf001/7964872

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