IBD, le strategie adattive per affrontarle al meglio

I pazienti con malattie infiammatorie intestinali (IBD) adottano una moltitudine di strategie per affrontarle, alcune adattive e altre disadattive. Questi interventi possono aiutare i pazienti nella riabilitazione e nella gestione delle IBD. È la conclusione cui è arrivata una review pubblicata sul Journal of Clinical Medicine da un gruppo guidato da Stefan Popa, della Iuliu Hatieganu University di Cluj-Napoca, in Romania.

Dal momento che le IBD sono malattie croniche, è importante capire in che modo gli effetti psicosociali influenzano lavoro e qualità di vita. A questo scopo il team ha condotto una review di 57 articoli dalla quale è emerso che i pazienti possono far fronte allo stress legato alla malattia attraverso strategie adattive che riducono il carico psicologico, mentre le strategie disadattive, come la negoziazione o l’evitamento, potrebbero portare a un peggioramento dei sintomi.

Tra le strategie di coping attive vi è il monitoraggio della malattia e dei sintomi, anche se concentrarsi eccessivamente su questi aspetti potrebbe aumentare lo stress. Un’altra forma di strategia adattiva prevede la riformulazione dei pensieri, la regolazione delle emozioni e la ricerca di sistemi di supporto, anche se, di contro, queste tecniche possono portare a ridurre dell’aderenza al trattamento o a ritardare la richiesta di cure mediche. In ogni caso, i ricercatori evidenziano come gestire efficacemente lo stress, cercare supporto, essere fisicamente attivi e aderire ai farmaci possano migliorare sintomatologia e benessere.

Le strategie disadattive, invece, sono negativamente associate alla qualità di vita correlata alla salute e sono l’accettazione-rassegnazione, la catastrofizzazione, la bassa accettazione, il coping passivo e la diminuzione della flessibilità cognitiva. Il team ha evidenziato anche differenze tra i pazienti con malattia di Crohn e colite ulcerosa con i primi che possono andare incontro a livelli più elevati di disagio psicologico e nevroticismo, essendo più propensi a ricorrere a strategie disadattive.

Fonte: J Clini Med 2024

https://www.mdpi.com/2077-0383/13/6/1630

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