Impianti mininvasivi per fratture vertebrali da osteoporosi: servono nuovi studi per comprenderne l’efficacia

Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Medicine, saranno necessari ulteriori studi per ben comprendere il ruolo dei nuovi tipi di impianto mininvasivi per il trattamento delle fratture vertebrali da compressione che si verificano come conseguenza dell’osteoporosi. “Con l’aumento dell’invecchiamento della popolazione, le fratture vertebrali da compressione che si verificano come conseguenza dell’osteoporosi (OVCF), che provocano forti dolori alla schiena e compromissione funzionale, sono diventate progressivamente più comuni” spiega Yi Luo, del Bishan Hospital of Chongqing Medical University, in Cina, primo nome dello studio.

La vertebroplastica percutanea (PVP) e la cifoplastica percutanea (PKP), come procedure minimamente invasive, hanno rivoluzionato il trattamento delle OVCF. Tuttavia, le complicanze correlate a PVP e PKP, come perdite di cemento sintomatiche e fratture vertebrali adiacenti, continuano a creare problemi ai medici. Di conseguenza, recentemente sono stati sviluppati progressivamente più impianti per OVCF per superare le carenze delle procedure tradizionali.

 I ricercatori hanno condotto una revisione della letteratura su diversi nuovi impianti per OVCF, tra cui StaXx FX, Vertebral Body Stenting, Vesselplasty, Sky Bone Expander, Kiva, Spine Jack, Osseofix, Optimesh, Jack e V-strut, evidenziando le applicazioni personalizzate di questi impianti.

Tuttavia, non sono riusciti a chiarire in maniera soddisfacente l’argomento. “Purtroppo gli studi clinici in corso su questi impianti innovativi rimangono limitati. Saranno necessari futuri studi prospettici, randomizzati e controllati per chiarire l’efficacia e le indicazioni di questi nuovi impianti per OVCF” concludono gli autori.

Fonte: Front Med (Lausanne). 2023

https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fmed.2023.1161174/full

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